De Bello Gallico - Libro 7 - par.21-25 Bookmark and Share


21. Conclamat omnis multitudo et suo more armis concrepat, quod facere in eo consuerunt cuius orationem approbant: summum esse Vercingetorigem ducem, nec de eius fide dubitandum, nec maiore ratione bellum administrari posse. Statuunt, ut X milia hominum delecta ex omnibus copiis in oppidum mittantur, nec solis Biturigibus communem salutem committendam censent, quod paene in eo, si id oppidum retinuissent, summam victoriae constare intellegebant. 21. La folla lo acclama facendo risuonare le armi, come è la loro usanza quando approvano le parole di qualcuno. Vercingetorige è il capo indiscusso, la sua lealtà è al di sopra di ogni sospetto, la guerra non può essere condotta con maggiore abilità. Decidono di mandare nella città diecimila uomini scelti da tutto l'esercito, rite­nendo di non dover affidare ai soli Biturigi la salvezza di tutti, perché comprendevano di avere quasi in pugno la vittoria, se fos­sero riusciti a non perdere quella città.
22. Singulari militum nostrorum virtuti consilia cuius que modi Gallorum occurrebant, ut est summae genus sollertiae atque ad omnia imitanda et efficienda, quae ab quoque traduntur, aptissimum. Nam et laqueis falces avertebant, quas, cum destinaverant, tormentis introrsus reducebant, et aggerem cuniculis subtrahebant, eo scientius quod apud eos magnae sunt ferrariae atque omne genus cuniculorum notum atque usitatum est. Totum autem murum ex omni parte turribus contabulaverant atque has coriis intexerant. Tum crebris diurnis nocturnisque eruptionibus aut aggeri ignem inferebant aut milites occupatos in opere adoriebantur, et nostrarum turrium altitudinem, quantum has cotidianus agger expresserat, commissis suarum turrium malis adaequabant, et apertos cuniculos praeusta et praeacuta materia et pice fervefacta et maximi ponderis saxis morabantur moenibusque appropinquare prohibebant. 22. All'eccezionale valore dei nostri soldati i Galli opponevano ogni sorta di espedienti, perché sono una razza estremamente ingegnosa, capacissima di imitare e realizzare qualsiasi cosa abbiano appreso. Infatti con delle corde rimuovevano dalle mura le falci e, dopo averle legate, le tiravano dentro con gli argani; facevano crollare il terrapieno scavando dei cunicoli, con tanta maggiore abilità in quanto nel loro paese vi sono grandi miniere di ferro ed essi conoscono e sperimentano qualsiasi tipo di galleria. Avevano poi innalzato delle torri lungo, tutto il perimetro delle mura e le avevano rivestite di pelli. Inoltre, facendo continue sortite, sia di giorno che di notte, davano fuoco al terrapieno o assalivano i nostri soldati occupati nei lavori, e, con l'aggiunta di travi, portavano le loro torri al livello delle nostre che di giorno in giorno si innal­zavano grazie all'elevarsi del terrapieno, e infine rallentavano i lavori per lo scavo delle nostre trincee con il lancio di pali acuminati induriti al fuoco, di pece bollente e di enormi massi, impedendoci di raggiungere le mura.
23. Muri autem omnes Gallici hac fere forma sunt. Trabes derectae perpetuae in longitudinem paribus intervallis, distantes inter se binos pedes, in solo collocantur. Hae revinciuntur introrsus et multo aggere vestiuntur: ea autem, quae diximus, inter valla grandibus in fronte saxis effarciuntur. His collocatis et coagmentatis alius insuper ordo additur, ut idem illud intervallum servetur neque inter se contingant trabes, sed paribus intermissae spatiis singulae singulis saxis interiectis arte contineantur. Sic deinceps omne opus contexitur, dum iusta muri altitudo expleatur. Hoc cum in speciem varietatemque opus deforme non est alternis trabibus ac saxis, quae rectis lineis suos ordines servant, tum ad utilitatem et defensionem urbium summam habet opportunitatem, quod et ab incendio lapis et ab ariete materia defendit, quae perpetuis trabibus pedes quadragenos plerumque introrsus revincta neque perrumpi neque distrahi potest. 23. D'altra parte le mura dei Galli sono costruite quasi tutte in questo modo: delle travi verticali vengono collocate perpendicolarmente al terreno in una linea continua, ad intervalli regolari di due piedi. Vengono poi legati dalla parte interna e rivestite abbondantemente di terra, mentre gli intervalli di cui abbiamo detto vengono chiusi dalla parte esterna con grosse pietre. Su questa base così disposta e consolidata si colloca un altro ordine di travi, in modo che mantengano tra loro la stessa distanza e non poggino su quelle dell'ordine inferiore, ma, inframmezzate da spazi uguali, siano trattenute dalle pietre collocate tra gli interstizi del primo ordine. In questo modo viene portato avanti il lavoro, fino a raggiungere l'altezza voluta del muro. Questo tipo di costruzione, cosi come non è sgradevole a vedersi nel vario alternarsi di legno e pietra, che conserva nelle sue linee verticali la disposizione degli ordini, è anche funzionale ed estremamente adatto alla difesa delle città, perché la pietra la protegge dal fuoco e il legno dall'ariete, dal momento che questo consiste in travi tutte intere, lunghe quaranta piedi, legate in genere dall'interno, che non possono essere sfondate né divelte.
24. His tot rebus impedita oppugnatione milites, cum toto tempore frigore et assiduis imbribus tardarentur, tamen continenti labore omnia haec superaverunt et diebus XXV aggerem latum pedes CCCXXX, altum pedes LXXX exstruxerunt. Cum is murum hostium paene contingeret, et Caesar ad opus consuetudine excubaret milites que hortaretur, ne quod omnino tempus ab opere intermitteretur, paulo ante tertiam vigiliam est animadversum fumare aggerem, quem cuniculo hostes succenderant, eodemque tempore toto muro clamore sublato duabus portis ab utroque latere turrium eruptio fiebat, alii faces atque aridam materiem de muro in aggerem eminus iaciebant, picem reliquasque res, quibus ignis excitari potest, fundebant, ut quo primum curreretur aut cui rei ferretur auxilium vix ratio iniri posset. Tamen, quod instituto Caesaris semper duae legiones pro castris excubabant pluresque partitis temporibus erant in opere, celeriter factum est, ut alii eruptionibus resisterent, alii turres reducerent aggeremque inter scinderent, omnis vero ex castris multitudo ad restinguendum concurreret. 24. Sebbene tutto ciò rendesse difficile l'assedio, i soldati, pur ostacolati per tutto il tempo dal freddo e dalle frequenti piogge riuscirono ugualmente, lavorando senza interruzione, a superare tutte le difficoltà e a costruire in venticinque giorni un terrapieno largo trecentotrenta piedi e alto ottanta. Il terrapieno era appena arrivato all'altezza delle mura nemiche, e Cesare, come d'abitudine, passava la notte sui lavori esortando i soldati a non riposarsi nemmeno per un attimo, quando poco prima della terza vigilia. Si vide del fumo uscire dal terrapieno, cui i nemici avevano appiccato il fuoco attraverso un cunicolo, e contemporaneamente, levatosi dalle mura il grido di guerra, i nemici facevano irruzione da due porte ai lati delle torri. Altri gettavano dall'alto delle mura sul ter­rapieno fiaccole e legna secca, versavano pece e altre sostanze infiammabili per alimentare il fuoco, tanto che a stento si poteva capire dove accorrere e a chi recare aiuto. Tuttavia, poiché secondo le disposizioni di Cesare, c'erano sempre due legioni all'erta presso l'accampamento e un numero maggiore, a turno, erano impegnate nei lavori, ci si poté rapidamente disporre in modo che alcuni resistessero all'assalto, altri ritirassero le torri e isolassero il terrapieno, mentre la massa si precipitava fuori dal campo per spegnere l'incendio.
25. Cum in omnibus locis consumpta iam reliqua parte noctis pugnaretur, semperque hostibus spes victoriae redintegraretur, eo magis, quod deustos pluteos turrium videbant nec facile adire apertos ad auxiliandum animadvertebant, semperque ipsi recentes defessis succederent omnemque Galliae salutem in illo vestigio temporis positam arbitrarentur, accidit inspectantibus nobis quod dignum memoria visum praetereundum non existimavimus. Quidam ante portam oppidi Gallus per manus sebi ac picis traditas glebas in ignem e regione turris proiciebat: scorpione ab latere dextro traiectus exanimatusque concidit. Hunc ex proximis unus iacentem transgressus eodem illo munere fungebatur; eadem ratione ictu scorpionis exanimato alteri successit tertius et tertio quartus, nec prius ille est a propugnatoribus vacuus relictus locus quam restincto aggere atque omni ex parte summotis hostibus finis est pugnandi factus. 25. Quel che restava della notte era gia quasi interamente trascorso, e ancora si combatteva su tutti i fronti, mentre si rafforzava nei nemici la speranza della vittoria, tanto più che vedevano distrutti dal fuoco i parapetti delle torri, si accorgevano che avevamo difficoltà nel soccorrere quanti erano rimasti allo scoperto, mentre dalla loro parte c'era un costante ricambio di forze e la convinzione che fosse in giuoco in quel momento la salvezza della Gallia. Si verificò sotto i nostri occhi un episodio che ci parve degno di memoria e che riteniamo di non dover tacere. Un Gallo che, davanti alle porte della città, lanciava nel fuoco palle di sego e pece che gli venivano passate di mano in mano, dalla parte della torre, trafitto al fianco destro da un proiettile di scorpione, cadde esanime. Allora uno di quelli che gli stavano a lato, scavalcato il corpo, lo sostituì nel suo compito. A questo, ucciso nello stesso modo da un proiettile di scorpione, si sostituì un terzo e al terzo un quarto, e quel posto non fu abbandonato dai difensori finché, spento l'incendio del terrapieno e respinti i nemici su tutto il fronte, si mise fine alla battaglia.

Skuola.it © 2023 - Tutti i diritti riservati - Cookie&Privacy policy - CONTATTACI
ULTIME RICERCHE EFFETTUATE