1.
Cum in Italiam proficisceretur Caesar, Ser. Galbam cum legione XII et
parte equitatus in Nantuates, Veragros Sedunosque misit, qui a finibus
Allobrogum et lacu Lemanno et flumine Rhodano ad summas Alpes pertinent.
Causa mittendi fuit quod iter per Alpes, quo magno cum periculo magnisque
cum portoriis mercatores ire consuerant, patefieri volebat. Huic permisit,
si opus esse arbitraretur, uti in his locis legionem hiemandi causa
conlocaret. Galba secundis aliquot proeliis factis castellisque
compluribus eorum expugnatis, missis ad eum undique legatis obsidibusque
datis et pace facta, constituit cohortes duas in Nantuatibus conlocare et
ipse cum reliquis eius legionis cohortibus in vico Veragrorum, qui
appellatur Octodurus hiemare; qui vicus positus in valle non magna adiecta
planitie altissimis montibus undique continetur. Cum hic in duas partes
flumine divideretur, alteram partem eius vici Gallis [ad hiemandum]
concessit, alteram vacuam ab his relictam cohortibus attribuit. Eum locum
vallo fossaque munivit. |
l.
Partendo per l'Italia, Cesare aveva mandato Servio Galba con la XII
legione e parte della cavalleria presso i Nantuati, Veragri e Seduni, i
cui territori si estendono dal paese degli Allobrogi, dal lago Lemano e
dal fiume Reno fino alle cime delle Alpi . Lo scopo della spedizione era
di aprire attraverso le Alpi la strada, che i mercanti di solito
percorrevano con grave rischio e pagando pesanti pedaggi. Se lo
avesse ritenuto opportuno, Galba poteva far svernare la legione in quella
zona. Galba, dopo aver riportato alcuni successi militari, espugnato
parecchie fortezze nemiche, ricevuto ambascerie ed ostaggi, conclusa la
pace, decise di lasciare due coorti di stanza presso i Nantuati e di
svernare con il resto della legione in un villaggio dei Veragri, Octoduro
posto in una valle adiacente ad una pianura non molto vasta e circondato
da altissimi monti. Poiché il villaggio è diviso in due parti da un
fiume, egli ne assegnò una ai Galli e, fatta evacuare l'altra, vi collocò
a svernare le proprie coorti. Fortificò il luogo con un vallo e un
fossato. |
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2.
Cum dies hibernorum complures transissent frumentumque eo comportari
iussisset, subito per exploratores certior factus est ex ea parte vici,
quam Gallis concesserat, omnes noctu discessisse montesque qui impenderent
a maxima multitudine Sedunorum et Veragrorum teneri. Id aliquot de causis
acciderat, ut subito Galli belli renovandi legionisque opprimendae
consilium caperent: primum, quod legionem neque eam plenissimam detractis
cohortibus duabus et compluribus singillatim, qui commeatus petendi causa
missi erant, absentibus propter paucitatem despiciebant; tum etiam, quod
propter iniquitatem loci, cum ipsi ex montibus in vallem decurrerent et
tela coicerent, ne primum quidem impetum suum posse sustineri existimabant.
Accedebat quod suos ab se liberos abstractos obsidum nomine dolebant, et
Romanos non solum itinerum causa sed etiam perpetuae possessionis culmina
Alpium occupare conari et ea loca finitimae provinciae adiungere sibi
persuasum habebant. |
2.
Erano trascorsi parecchi giorni da quando avevano occupato gli
alloggiamenti invernali, e Galba aveva ordinato di consegnare i
rifornimenti di grano, quando improvvisamente gli fu riferito dagli
informatori che la parte del villaggio assegnata ai Galli era stata
abbandonata durante la notte e che i monti sovrastanti erano occupati da
una grandissima moltitudine di Sedui e Veragri. L'improvvisa decisione dei
Galli di riprendere le ostilità e distruggere la legione era stata
provocata da vari motivi: innanzi tutto l'esiguità della legione, alla
quale, oltre alle due coorti, mancavano molti soldati che, a piccoli
gruppi, erano stati inviati in cerca di viveri, e che appariva quindi di
entità disprezzabile; in secondo luogo pensavano che i nostri, essendo in
posizione sfavorevole, non avrebbero potuto sostenere neppure il primo
assalto, quando essi, dall'alto dei monti, si fossero precipitati a valle
lanciando giavellotti. A questo si aggiungeva il risentimento provocato
dal fatto che i figli gli erano stati strappati ed erano tenuti come
ostaggi, e la convinzione che i Romani non stessero occupando le cime
delle Alpi solo per aprire una via, ma per impadronirsene definitivamente
ed annettere il territorio alla vicina provincia. |
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3.
His nuntiis acceptis Galba, cum neque opus hibernorum munitionesque plene
essent perfectae neque de frumento reliquoque commeatu satis esset
provisum quod deditione facta obsidibusque acceptis nihil de bello
timendum existimaverat, consilio celeriter convocato sententias exquirere
coepit. Quo in consilio, cum tantum repentini periculi praeter opinionem
accidisset ac iam omnia fere superiora loca multitudine armatorum completa
conspicerentur neque subsidio veniri neque commeatus supportari
interclusis itineribus possent, prope iam desperata salute non nullae eius
modi sententiae dicebantur, ut impedimentis relictis eruptione facta isdem
itineribus quibus eo pervenissent ad salutem contenderent. Maiori tamen
parti placuit, hoc reservato ad extremum casum consilio interim rei
eventum experiri et castra defendere. |
3.
Quando Galba venne a conoscenza di questi fatti, i lavori e le
fortificazioni dell'accampamento invernale non erano stati ancora del
tutto ultimati, né erano state raccolte provviste sufficienti di frumento
e altri viveri, perché, dopo la resa e la consegna degli ostaggi, egli
aveva creduto che non vi fosse motivo di temere una guerra, quindi,
convocato in tutta fretta il consiglio, cominciò a richiedere i diversi
pareri. Di fronte a un pericolo così grave, improvviso e inaspettato,
alla vista delle alture circostanti quasi tutte brulicanti di nemici in
armi, nell'impossibilità di ricevere rinforzi e viveri, con le vie di
comunicazione bloccate, quasi senza speranza di salvezza, durante il
consiglio furono espressi non pochi pareri del tipo: abbandoniamo le
salmerie, facciamo una sortita, e cerchiamo di salvarci prendendo la
strada per la quale siamo venuti. Tuttavia, la maggioranza decise di
prendere questa risoluzione solo in caso di estrema necessità e, intanto,
vedere come si sarebbe sviluppata la situazione e difendere
l'accampamento. |
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4.
Brevi spatio interiecto, vix ut iis rebus quas constituissent conlocandis
atque administrandis tempus daretur, hostes ex omnibus partibus signo dato
decurrere, lapides gaesaque in vallum coicere. Nostri primo integris
viribus fortiter propugnare neque ullum frustra telum ex loco superiore
mittere, et quaecumque pars castrorum nudata defensoribus premi videbatur,
eo occurrere et auxilium ferre, sed hoc superari quod diuturnitate pugnae
hostes defessi proelio excedebant, alii integris viribus succedebant;
quarum rerum a nostris propter paucitatem fieri nihil poterat, ac non modo
defesso ex pugna excedendi, sed ne saucio quidem eius loci ubi constiterat
relinquendi ac sui recipiendi facultas dabatur. |
4.
Poco dopo, c'era stato a malapena il tempo di sistemare ed organizzare
quanto era stato deciso, i nemici, al segnale d'attacco, si precipitarono
da ogni parte lanciando contro il vallo pietre e giavellotti di ferro.
All'inizio
i nostri, ancora nel pieno delle forze, respingevano violentemente gli
attacchi, mandando a segno dall'alto ogni colpo ed accorrendo di rincalzo
dovunque vedessero l'accampamento sguarnito e in pericolo, ma la loro
inferiorità consisteva nel fatto che, a lungo andare, mentre i nemici
stanchi di combattere si ritiravano e venivano sostituiti, la mancanza di
effettivi non solo impediva ai nostri di ritirarsi dal combattimento, se
erano stanchi, ma addirittura di abbandonare il posto e allontanarsi, se
feriti. |
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5.
Cum iam amplius horis sex continenter pugnaretur, ac non solum vires sed
etiam tela nostros deficerent, atque hostes acrius instarent
languidioribusque nostris vallum scindere et fossas complere coepissent,
resque esset iam ad extremum perducta casum, P. Sextius Baculus, primi
pili centurio, quem Nervico proelio compluribus confectum vulneribus
diximus, et item C. Volusenus, tribunus militum, vir et consilii magni et
virtutis, ad Galbam accurrunt atque unam esse spem salutis docent, si
eruptione facta extremum auxilium experirentur. Itaque convocatis
centurionibus celeriter milites certiores facit, paulisper intermitterent
proelium ac tantum modo tela missa exciperent seque ex labore reficerent,
post dato signo ex castris erumperent, atque omnem spem salutis in virtute
ponerent. |
5.
Si combatteva ormai ininterrottamente da più di sei ore e ai nostri
cominciavano a mancare non solo le forze, ma anche le munizioni, mentre i
nemici, incalzando con impeto sempre maggiore i soldati ormai allo stremo,
avevano cominciato ad abbattere la palizzata e a colmare il fossato: la
situazione era diventata estremamente critica. Allora il centurione
primipilo Publio Sestio Baculo, di cui abbiamo detto come fosse stato
gravemente ferito durante la guerra contro i Nervi, e il tribuno dei
soldati Gaio Voluseno, uomo di grande prudenza e coraggio, si precipitano
da Galba per dirgli che non era rimasta ormai che una sola speranza di
salvezza: l'estremo tentativo di compiere una sortita. Quindi, convocati i
centurioni, Galba fa avvertire rapidamente i soldati di sospendere per un
poco il combattimento, limitandosi a parare i colpi, e riposarsi così
dalla fatica, poi, al segnale, irrompere fuori dall'accampamento e porre
ogni speranza di salvezza nel proprio valore. |