26. Crassus equitum praefectos cohortatus, ut magnis praemiis pollicitationibusque suos excitarent, quid fieri vellet ostendit. Illi, ut erat imperatum, eductis iis cohortibus quae praesidio castris relictae intritae ab labore erant, et longiore itinere circumductis, ne ex hostium castris conspici possent, omnium oculis mentibusque ad pugnam intentis celeriter ad eas quas diximus munitiones pervenerunt atque his prorutis prius in hostium castris constiterunt quam plane ab his videri aut quid rei gereretur cognosci posset. Tum vero clamore ab ea parte audito nostri redintegratis viribus, quod plerumque in spe victoriae accidere consuevit, acrius impugnare coeperunt. Hostes undique circumventi desperatis omnibus rebus se per munitiones deicere et fuga salutem petere contenderunt. Quos equitatus apertissimis campis consectatus ex milium L numero, quae ex Aquitania Cantabrisque convenisse constabat, vix quarta parte relicta, multa nocte se in castra recepit. 26. Crasso, esortati i prefetti della cavalleria a sollecitare i loro uomini con la promessa di grandi premi, espose il suo piano. Questi, secondo gli ordini, condussero fuori dall'accampamento le coorti che vi erano state lasciate come presidio, che erano fresche e riposate e, compiuta una lunga deviazione per non essere avvistati dal nemico, mentre tutti erano intenti alla battaglia, si portarono rapidamente su quel lato delle fortificazioni di cui abbiamo detto, le abbatterono e presero posizione nel campo nemico prima che questi potessero vederli o capire cosa stesse accadendo. Allora i nostri, udito il clamore che si levava da quella parte, come spesso accade quando si sente di essere a un passo dalla vittoria, con rinnovata energia, più arditamente si dettero a combattere. I nemici, circondati da ogni parte, perduta ogni speranza, cominciarono a saltare giù dalle fortificazioni e a cercare di salvarsi con la fuga. La cavalleria, inseguendoli attraverso i campi, che non offrivano riparo, ridusse ad appena un quarto il numero dei nemici - risultava che ne erano venuti cinquantamila dall'Aquitania e dalla Cantabria - e solo a notte inoltrata si ritirò al campo.
   
27. Hac audita pugna maxima pars Aquitaniae sese Crasso dedidit obsidesque ultro misit; quo in numero fuerunt Tarbelli, Bigerriones, Ptianii, Vocates, Tarusates, Elusates, Gates, Ausci, Garumni, Sibusates, Cocosates: paucae ultimae nationes anni tempore confisae, quod hiems suberat, id facere neglexerunt.

27. Conosciuto l'esito di questa battaglia, la maggior parte dell'Aquitania si arrese a Crasso e spontaneamente consegnò ostaggi. Tra i popoli che si arresero vi erano Tarbelli, Bigerrioni, Ptiani, Vocati, Tarusati, Elusati, Gati, Ausci, Garonni, Sibuzati, Cocosati; poche nazioni più lontane, confidando ne ' Ila stagione, poiché si stava avvicinando l'inverno, trascurarono di farlo.

   
28. Eodem fere tempore Caesar, etsi prope exacta iam aestas erat, tamen, quod omni Gallia pacata Morini Menapiique supererant, qui in armis essent neque ad eum umquam legatos de pace misissent, arbitratus id bellum celeriter confici posse eo exercitum duxit; qui longe alia ratione ac reliqui Galli bellum gerere coeperunt. Nam quod intellegebant maximas nationes, quae proelio contendissent, pulsas superatasque esse, continentesque silvas ac paludes habebant, eo se suaque omnia contulerunt. Ad quarum initium silvarum cum Caesar pervenisset castraque munire instituisset neque hostis interim visus esset, dispersis in opere nostris subito ex omnibus partibus silvae evolaverunt et in nostros impetum fecerunt. Nostri celeriter arma ceperunt eosque in silvas repulerunt et compluribus interfectis longius impeditioribus locis secuti paucos ex suis deperdiderunt. 28. Quasi nello stesso tempo, Cesare, anche se l'estate volgeva ormai al termine, poiché, pacificata tutta la Gallia, solo i Morini e i Menapi  restavano ancora in armi, e non gli avevano mai mandato ambasciatori per chiedere la pace, pensando che quella campagna si poteva concludere rapidamente, condusse l'esercito nei loro territori. Questi popoli cominciarono a battersi adottando una tattica completamente diversa da quella di tutti gli altri Galli. Infatti, avendo visto come grandissime nazioni, scontratesi con noi, erano state respinte e sconfitte, disponendo nel loro territorio di immense selve e paludi, vi si rifugiarono con tutti i loro averi. Cesare era giunto al limite dei boschi ed aveva cominciato a far fortificare il campo senza che si vedesse un solo nemico, ma quando i nostri si furono sparpagliati intorno, intenti ai lavori, improvvisamente i nemici sbucarono da ogni parte della foresta ed assalirono i nostri. Rapidamente i nostri presero le armi e li ricacciarono nei boschi e, dopo averne uccisi parecchi, spintisi all'inseguimento nel folto dell'intricata vegetazione, subirono qualche perdita.
   
29. Reliquis deinceps diebus Caesar silvas caedere instituit, et ne quis inermibus imprudentibusque militibus ab latere impetus fieri posset, omnem eam materiam quae erat caesa conversam ad hostem conlocabat et pro vallo ad utrumque latus extruebat. Incredibili celeritate magno spatio paucis diebus confecto, cum iam pecus atque extrema impedimenta a nostris tenerentur, ipsi densiores silvas peterent, eius modi sunt tempestates consecutae uti opus necessario intermitteretur et continuatione imbrium diutius sub pellibus milites contineri non possent. Itaque vastatis omnibus eorum agris, vicis aedificiisque incensis, Caesar exercitum reduxit et in Aulercis Lexoviisque, reliquis item civitatibus quae proxime bellum fecerant, in hibernis conlocavit. 29. Nei giorni seguenti Cesare decise di tagliare il bosco e, per impedire che i nostri soldati inermi fossero assaliti di sorpresa sul fianco, fece disporre tutto il materiale risultante dal disboscamento nella direzione del nemico, elevando una specie di muraglia su entrambi i lati. In pochi giorni, con incredibile velocità, era stato diboscato un ampio tratto, e già i nostri avevano raggiunto il be­stiame e le ultime salmerie, mentre i nemici si ritiravano più in profondità nella foresta, quando scoppiarono delle tempeste così violente da costringerci a interrompere i lavori e le piogge continue resero impossibile la permanenza dei soldati sotto le tende. Così, devastati tutti i loro campi, incendiati villaggi e casali, Cesare ritirò l'esercito e lo acquartierò nei territori degli Aulerci, dei Lessovi, e delle altre nazioni che di recente ci avevano mosso guerra.