31.
Nec minus quam est pollicitus Vercingetorix animo laborabat ut reliquas
civitates adiungeret, atque eas donis pollicitationibusque alliciebat.
Huic rei idoneos homines deligebat, quorum quisque aut oratione subdola
aut amicitia facillime capere posset. Qui Avarico expugnato refugerant,
armandos vestiendosque curat; simul, ut deminutae copiae redintegrarentur,
imperat certum numerum militum civitatibus, quem et quam ante diem in
castra adduci velit, sagittariosque omnes, quorum erat permagnus numerus
in Gallia, conquiri et ad se mitti iubet. His rebus celeriter id quod
Avarici deperierat expletur. Interim Teutomatus, Olloviconis filius, rex
Nitiobrigum, cuius pater ab senatu nostro amicus erat appellatus, cum
magno equitum suorum numero et quos ex Aquitania conduxerat ad eum
pervenit. |
31.
Vercingetorige, dal canto suo, non si impegnava meno di quanto aveva
promesso per guadagnare alla causa le altre nazioni e cercava di attirare
i loro capi con doni e promesse. Sceglieva uomini adatti allo scopo,
quanti per sottile eloquenza o rete di relazioni avessero le maggiori
possibilità di far presa. Si occupa di armare ed equipaggiare gli uomini
che erano riusciti a sfuggire alla presa di Avarico; contemporaneamente,
per reintegrare le forze, ordina alle varie nazioni di fornire un
determinato quantitativo di truppe, fissandone l'entità e stabilendo la
data entro la quale devono essere condotte al campo; ordina inoltre di
reclutare e mandargli tutti gli arcieri, che in Gallia erano molto
numerosi. Con questi provvedimenti colma rapidamente il vuoto creandosi
con le perdite subite ad Avarico. Intanto lo raggiunge Teutomato, figlio
di Ollovicone, re dei Nitiobrogi, il cui padre aveva ricevuto dal nostro
senato il titolo di amico, con un grosso contingente di cavalleria e
mercenari assoldati in Aquitania. |
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32.
Caesar Avarici complures dies commoratus summamque ibi copiam frumenti et
reliqui commeatus nactus exercitum ex labore atque inopia refecit. Iam
prope hieme confecta cum ipso anni tempore ad gerendum bellum vocaretur et
ad hostem proficisci constituisset, sive eum ex paludibus silvisque
elicere sive obsidione premere posset, legati ad eum principes Aeduorum
veniunt oratum ut maxime necessario tempore civitati subveniat: summo esse
in periculo rem, quod, cum singuli magistratus antiquitus creari atque
regiam potestatem annum obtinere consuessent, duo magistratum gerant et se
uterque eorum legibus creatum esse dicat. Horum esse alterum
Convictolitavem, florentem et illustrem adulescentem, alterum Cotum,
antiquissima familia natum atque ipsum hominem summae potentiae et magnae
cognationis, cuius frater Valetiacus proximo anno eundem magistratum
gesserit. Civitatem esse omnem in armis; divisum senatum, divisum populum,
suas cuiusque eorum clientelas. Quod si diutius alatur controversia, fore
uti pars cum parte civitatis confligat. Id ne accidat, positum in eius
diligentia atque auctoritate. |
32.
Cesare si era fermato parecchi giorni ad Avarico, dove aveva trovato
abbondanza di frumento e di viveri, ed aveva così permesso al suo
esercito di rimettersi dalla fatica e dalle privazioni. L'inverno volgeva
al termine, la stagione invitava ormai a riprendere le operazioni di
guerra e Cesare aveva deciso di marciare contro il nemico, per vedere se
poteva stanarlo dalle foreste e dalle paludi o stringerlo d'assedio,
quando gli si presentò una delegazione di nobili Edui a pregarlo di
venire in aiuto del loro popolo in circostanze particolarmente critiche:
la situazione era molto seria, perché, sebbene per antica consuetudine si
nominasse un solo magistrato che esercitasse per un anno il sommo potere,
ora due uomini esercitavano questa magistratura e ciascuno sosteneva di
averla ottenuta legalmente. Uno era Convittolitave, un giovane nobile e
ricco, l'altro Coto, discendente da un'antichissima famiglia e anche lui
dotato di una grande influenza personale e di una vasta parentela, il cui
fratello Valeziaco aveva ottenuto l'anno precedente la stessa
magistratura. Tutta la nazione è in armi: diviso il senato, diviso il
popolo, ciascuno con le sue clientele. Se la controversia fosse durata più
a lungo, le due opposte fazioni si sarebbero scontrate. Evitare che questo
accadesse dipendeva dalla sua attenzione e dal suo prestigio. |
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33.
Caesar, etsi a bello atque hoste discedere detrimentosum esse existimabat,
tamen non ignorans quanta ex dissensionibus incommoda oriri consuessent,
ne tanta et tam coniuncta populo Romano civitas, quam ipse semper aluisset
omnibusque rebus ornasset, ad vim atque arma descenderet, atque ea pars
quae minus sibi confideret auxilia a Vercingetorige arcesseret, huic rei
praevertendum existimavit et, quod legibus Aeduorum eis, qui summum
magistra tum obtinerent, excedere ex finibus non liceret, ne quid de iure
aut de legibus eorum deminuisse videretur, ipse in Aeduos proficisci
statuit senatumque omnem et quos inter controversia esset ad se Decetiam
evocavit. Cum prope omnis civitas eo convenisset, docereturque paucis clam
convocatis alio loco, alio tempore atque oportuerit fratrem a fratre
renuntiatum, cum leges duo ex una familia vivo utroque non solum
magistratus creari vetarent, sed etiam in senatu esse prohiberent, Cotum
imperium deponere coegit, Convictolitavem, qui per sacerdotes more
civitatis intermissis magistratibus esset creatus, potestatem obtinere
iussit. |
33.
Cesare, sebbene ritenesse svantaggioso allontanarsi dal nemico
interrompendo le operazioni militari, pure, ben sapendo quanti
inconvenienti hanno origine dalle discordie civili e non volendo che una
nazione così importante e tanto legata al popolo romano, che lui stesso
aveva sempre favorito e colmato di onori, arrivasse allo scontro armato, e
la parte più debole chiedesse aiuto a Vercingetorige, ritenne di dover
dare la precedenza alla questione, e poiché le leggi degli Edui
proibivano a chi ricopriva la più alta magistratura di uscire dai confini
del territorio, per non dare l'impressione di voler toccare la loro
costituzione, stabilì di recarsi lui dagli Edui e convocò tutto il
senato e i due contendenti a Decezia.
Vi si recò quasi l'intera nazione e fu spiegato a Cesare che Coto
era stato eletto da una minoranza riunitasi di nascosto in un luogo e in
un tempo diversi da quelli stabiliti e che era stato il fratello a
proclamare l'elezione del proprio fratello, mentre le leggi vietavano a
due membri della stessa famiglia, entrambi in vita, non solo di essere
eletti magistrati, ma di sedere insieme al senato. Cesare costrinse Coto a
rinunciare alla carica, e invitò Convittolitave, che era stato designato
dai sacerdoti secondo le usanze della nazione quando la magistratura era
vacante, ad assumere il potere. |
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34.
Hoc decreto interposito cohortatus Aeduos, ut controversiarum ac
dissensionis obliviscerentur atque omnibus omissis his rebus huic bello
servirent eaque quae meruissent praemia ab se devicta Gallia exspectarent
equitatumque omnem et peditum milia decem sibi celeriter mitterent, quae
in praesidiis rei frumentariae causa disponeret, exercitum in duas partes
divisit: quattuor legiones in Senones Parisiosque Labieno ducendas dedit,
sex ipse in Arvernos ad oppidum Gergoviam secundum flumen Elaver duxit;
equitatus partem illi attribuit, partem sibi reliquit. Qua re cognita
Vercingetorix omnibus interruptis eius fluminis pontibus ab altera
fluminis parte iter facere coepit. |
34.
Emanato questo decreto, Cesare esortò gli Edui a dimenticare
controversie e dissensi e a tralasciare ogni altra questione per dedicarsi
alla guerra in atto; dopo la vittoria sulla Gallia, sarebbero stati
ricompensati in ragione dei loro meriti; gli inviassero rapidamente tutta
la cavalleria e diecimila fanti, che egli avrebbe dislocato in diversi
punti a protezione dei convogli di viveri. Divise l'esercito in due parti:
affidò quattro legioni a Labieno, perché le guidasse nei territori dei
Senoni e dei Parisi, sei le condusse personalmente nelle terre degli
Arverni, alla città di Gergovia, seguendo il corso del fiume Elaver;
assegnò una parte della cavalleria a Labieno e tenne l'altra con Sé.
Vercingetorige, appresa la notizia, dopo aver interrotto tutti i ponti sul
fiume, si mise in marcia lungo la riva opposta. |
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35.
Cum uterque utrimque exisset exercitus, in conspectu fereque e regione
castris castra ponebant dispositis exploratoribus, necubi effecto ponte
Romani copias traducerent. Erat in magnis Caesaris difficultatibus res, ne
maiorem aestatis partem flumine impediretur, quod non fere ante autumnum
Elaver vado transiri solet. Itaque, ne id accideret, silvestri loco
castris positis e regione unius eorum pontium, quos Vercingetorix
rescindendos curaverat, postero die cum duabus legionibus in occulto
restitit; reliquas copias cum omnibus impedimentis, ut consueverat, misit,
apertis quibusdam cohortibus, uti numerus legionum constare videretur. His
quam longissime possent egredi iussis, cum iam ex diei tempore coniecturam
ceperat in castra perventum, isdem sublicis, quarum pars inferior integra
remanebat, pontem reficere coepit. Celeriter effecto opere legionibusque
traductis et loco castris idoneo delecto reliquas copias revocavit.
Vercingetorix re cognita, ne contra suam voluntatem dimicare cogeretur,
magnis itineribus antecessit. |
35.
I due eserciti procedevano uno in vista dell'altro. Vercingetorige poneva
generalmente il campo di fronte a quello di Cesare e faceva sorvegliare la
zona per impedire che i Romani, costruito un ponte, portassero l'esercito
sull'altra sponda. La situazione era molto difficile per Cesare, che
rischiava di rimanere bloccato dal fiume per la maggior parte dell'estate,
dato che l'Elaver, di solito, non si può passare a guado prima
dell'autunno.
Per
superare questo inconveniente, Cesare si accampò in una zona boscosa nei
pressi di uno dei ponti che Vercingetorige aveva fatto tagliare; il giorno
seguente, rimasto nascosto nel campo con due legioni, fece partire come al
solito le altre con tutte le salmerie, dopo aver smembrato alcune coorti,
per far credere che il numero delle legioni fosse lo stesso. Ordinò loro
di avanzare il più possibile. Quando, considerato il tempo trascorso, gli
sembrò di poter pensare che fossero arrivati ad accamparsi, cominciò a
far ricostruire il ponte, utilizzando gli stessi piloni, la cui parte
inferiore era rimasta intatta. Terminato rapidamente il lavoro, fece
passare le legioni, scelse un luogo adatto per stabilirvi il campo e fece
richiamare il resto dell'esercito. Quando Vercingetorige si accorse della
manovra, per non essere costretto ad attaccare battaglia contro la sua
volontà, a marce forzate, si spinse più avanti. |