81.
Uno die intermisso Galli atque hoc spatio magno cratium, scalarum,
harpagonum numero effecto media nocte silentio ex castris egressi ad
campestres munitiones accedunt. Subito clamore sublato, qua significatione
qui in oppido obsidebantur de suo adventu cognoscere possent, crates
proicere, fundis, sagittis, lapidibus nostros de vallo proturbare
reliquaque quae ad oppugnationem pertinent parant administrare. Eodem
tempore clamore exaudito dat tuba signum suis Vercingetorix atque ex
oppido educit. Nostri, ut superioribus diebus, ut cuique erat locus
attributus, ad munitiones accedunt; fundis librilibus sudibusque quas in
opere disposuerant ac glandibus Gallos proterrent. Prospectu tenebris
adempto multa utrimque vulnera accipiuntur. Complura tormentis tela
coniciuntur. At Marcus Antonius et Gaius Trebonius legati, quibus hae
partes ad defendendum obvenerant, qua ex parte nostros premi intellexerant,
his auxilio ex ulterioribus castellis deductos summittebant. |
81.
Trascorsa una giornata, i Galli, che avevano occupato questo tempo a
fabbricare un gran numero di graticci, scale e arpioni, usciti in silenzio
dal campo verso la mezzanotte si accostano alle nostre fortificazioni del
piano.
Levando
'improvvisamente il grido di guerra, per avvertire gli assediati del loro
arrivo, si danno a gettare avanti i graticci, a bersagliare i nostri sul
vallo con fionde, frecce e pietre e ad impegnare tutti gli strumenti utili
per l'assalto a una roccaforte. Nello stesso tempo Vercingetorige, udito
il grido, fa suonare la tromba e porta le sue truppe fuori dalla città. I
nostri raggiungono le posizioni assegnate a ciascuno nei giorni
precedenti, sulle fortificazioni. Con fionde, con proiettili da una libra,
con pali che avevano disposto sui bastioni, respingono i Galli. Si
scagliano molti proiettili con le macchine pesanti. Poiché l'oscurità
non permette di vedere, si contano molti feriti da una parte e dall'altra.
Ma i legati Marco Antonio
e
Gaio Trebonio, cui era affidata la difesa di quel settore, inviavano nei
punti in cui capivano che ci trovavamo in difficoltà, rinforzi presi
dalle altre postazioni. |
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82.
Dum longius ab munitione aberant Galli, plus multitudine telorum
proficiebant; posteaquam propius successerunt, aut se stimulis inopinantes
induebant aut in scrobes delati transfodiebantur aut ex vallo ac turribus
traiecti pilis muralibus interibant. Multis undique vulneribus acceptis
nulla munitione perrupta, cum lux appeteret, veriti ne ab latere aperto ex
superioribus castris eruptione circumvenirentur, se ad suos receperunt. At
interiores, dum ea quae a Vercingetorige ad eruptionem praeparata erant
proferunt, priores fossas explent, diutius in his rebus administrandis
morati prius suos discessisse cognoverunt, quam munitionibus
appropinquarent. Ita re infecta in oppidum reverterunt. |
82.
Finché i Galli si tenevano a una certa distanza dalla linea fortificata,
si trovavano in vantaggio per il fitto lancio di proiettili nella nostra
direzione, ma quando si avvicinavano, o, senza accorgersene, si
infilzavano negli stimoli, o si trafiggevano cadendo nelle fosse o
morivano trapassati dai giavellotti da assedio lanciati dalle torri.
Dopo molte perdite da una parte e dall'altra, senza aver potuto sfondare
in nessun punto della fortificazione, al primo albeggiare, temendo di
essere accerchiati sul fianco destro, se si fosse fatta irruzione
dall'accampamento posto più in alto,
i
Galli ripiegano sulle loro postazioni. Ma gli assediati, mentre fanno
avanzare le macchine che Vercingetorige aveva fatto preparare per la
sortita e riempiono la prima fossa, perdono troppo tempo e vengono a
sapere della ritirata dei loro compagni prima di essere arrivati alle
fortificazioni. Andato a vuoto questo tentativo, tornano nella città. |
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83.
Bis magno cum detrimento repulsi Galli quid agant consulunt; locorum
peritos adhibent: ex his superiorum castrorum situs munitionesque
cognoscunt. Erat a septentrionibus collis, quem propter magnitudinem
circuitus opere circumplecti non potuerant nostri: necessario paene iniquo
loco et leniter declivi castra fecerunt. Haec Gaius Antistius Reginus et
Gaius Caninius Rebilus legati cum duabus legionibus obtinebant. Cognitis
per exploratores regionibus duces hostium LX milia ex omni numero deligunt
earum civitatum quae maximam virtutis opinionem habebant; quid quoque
pacto agi placeat occulte inter se constituunt; adeundi tempus definiunt,
cum meridies esse videatur. His copiis Vercassivellaunum Arvernum, unum ex
quattuor ducibus, propinquum Vercingetorigis, praeficiunt. Ille ex castris
prima vigilia egressus prope confecto sub lucem itinere post montem se
occultavit militesque ex nocturno labore sese reficere iussit. Cum iam
meridies appropinquare videretur, ad ea castra quae supra demonstravimus
contendit; eodemque tempore equitatus ad campestres munitiones accedere et
reliquae copiae pro castris sese ostendere coeperunt. |
83.
Respinti per due volte con grandi perdite, i Galli si consultano sul da
farsi; fanno venire degli uomini che conoscono bene la regione e da questi
vengono informati sulla posizione e le difese del campo superiore. Vi era
a settentrione un colle, che per la sua vasta superficie non avevamo
potuto inserire nella circonvallazione fortificata, e dove avevamo dovuto
necessariamente costruire il campo in posizione poco favorevole, in lieve
pendenza.
Qui
si trovavano i legati Gaio Antistio Regino e Gaio Caninio Rebilo con due
legioni. Esplorati i luoghi per mezzo delle squadre di ricognizione, i
comandanti nemici scelgono tra tutti sessantamila uomini delle nazioni che
avevano la massima reputazione di valore; stabiliscono segretamente tra
loro lo scopo e il piano dell'azione; fissano il momento dell'attacco a
mezzogiorno. Affidano il comando di queste truppe all'Arverno
Vercassivellauno, uno dei quattro comandanti in capo, parente di
Vercingetorige. Uscito dal campo alla prima vigilia, questi, coperta quasi
interamente la distanza prima dell'alba, si nascose dietro la montagna, e
ordinò ai soldati di riposarsi dalla marcia notturna. Quando vide che si
avvicinava mezzogiorno si diresse verso l'accampamento cui abbiamo
accennato; contemporaneamente la cavalleria cominciò ad accostarsi alle
fortificazioni del piano e il resto delle truppe si schierava davanti al
campo dei Galli. |
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84.
Vercingetorix ex arce Alesiae suos conspicatus ex oppido egreditur; crates,
longurios, musculos, falces reliquaque quae eruptionis causa paraverat
profert. Pugnatur uno tempore omnibus locis, atque omnia temptantur: quae
minime visa pars firma est, huc concurritur. Romanorum manus tantis
munitionibus distinetur nec facile pluribus locis occurrit. Multum ad
terrendos nostros valet clamor, qui post tergum pugnantibus exstitit, quod
suum periculum in aliena vident salute constare: omnia enim plerumque quae
absunt vehementius hominum mentes perturbant. |
84.
Vercingetorige, visti i suoi dalla rocca di Alesia, esce dalla città;
fa portare graticci, pertiche, tettoie di protezione, falci e tutto ciò
che aveva preparato per la sortita. Si combatte contemporaneamente su
tutti i fronti; i nemici saggiano tutte le postazioni: per poco che una
appaia più debole, lì si gettano in massa. I Romani si trovano dislocati
su un fronte difensivo molto ampio, e non è facile sostenere un
considerevole numero di attacchi simultanei. In particolare contribuisce a
creare il panico tra i nostri il clamore che si leva alle spalle dei
combattenti, perché vedono che la propria salvezza dipende dal valore
degli altri. Nella maggior parte dei casi, infatti, ciò che non si vede
colpisce maggiormente la fantasia degli uomini. |
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85.
Caesar idoneum locum nactus quid quaque ex parte geratur cognoscit;
laborantibus summittit. Vtrisque ad animum occurrit unum esse illud tempus,
quo maxime contendi conveniat: Galli, nisi perfregerint munitiones, de
omni salute desperant; Romani, si rem obtinuerint, finem laborum omnium
exspectant. Maxime ad superiores munitiones laboratur, quo
Vercassivellaunum missum demonstravimus. Iniquum loci ad declivitatem
fastigium magnum habet momentum. Alii tela coniciunt, alii testudine facta
subeunt; defatigatis in vicem integri succedunt. Agger ab universis in
munitionem coniectus et ascensum dat Gallis et ea quae in terra
occultaverant Romani contegit; nec iam arma nostris nec vires suppetunt. |
85.
Cesare, trovato un buon posto di osservazione
si
rende conto di quanto accade in ogni settore. Manda rinforzi a chi si
trova in difficoltà. E' chiaro a tutti, da ambedue le parti, che quello
è il momento decisivo della battaglia: i Galli, se non fossero riusciti
ad aprire una breccia nelle fortificazioni, sarebbero stati perduti; i
Romani, se avessero avuto la meglio, avrebbero visto la fine di tutte le
loro fatiche. Il maggior pericolo si correva al campo superiore, dove
abbiamo detto che era stato mandato Vercassivellauno. La sfavorevole
pendenza del luogo ha la massima importanza. Alcuni lanciano proiettili,
altri, formata la testuggine, avanzano; truppe fresche subentrano
continuamente a quelle stanche. Un terrapieno gettato a ridosso delle
fortificazioni dà modo ai Galli di scalarle e di coprire gli ostacoli che
avevamo nascosto nel terreno. I nostri sono a corto di munizioni e di
forze. |