26. Interim Gaius Caninius legatus, cum magnam multitudinem convenisse hostium in fines Pictonum litteris nuntiisque Durati cognosceret, qui perpetuo in amicitia manserat Romanorum, cum pars quaedam civitatis eius defecisset, ad oppidum Lemonum contendit. Quo cum adventaret atque ex captivis certius cognosceret multis hominum milibus a Dumnaco, duce Andium, Duratium clausum Lemoni oppugnari neque infirmas legiones hostibus committere auderet, castra posuit loco munito. Dumnacus, cum appropinquare Caninium cognosset, copiis omnibus ad legiones conversis castra Romanorum oppugnare instituit. Cum complures dies in oppugnatione consumpsisset et magno suorum detrimento nullam partem munitionum convellere potuisset, rursus ad obsidendum Lemonum redit. 26. Frattanto il legato Gaio Caninio, informato da una lettera e dai messaggeri di Duratio, che era sempre rimasto fedele ai Romani anche quando una parte dei suoi connazionali si era ribellata, che un fortissimo contingente nemico si stava radunando nel paese dei Pittoni, mosse verso la città di Lemono. Durante la marcia di avvicinamento ebbe notizie più precise da alcuni prigionieri: Duratio, chiuso a Lemono, era assediato da Duninaco, capo degli Andi , con molte migliaia di uomini. Gaio Caninio, non osando portare allo scontro con il nemico le sue legioni, non troppo affidabili, si accampò in un luogo ben difeso. Dumnaco, saputo dell'arrivo di Caninio, volge tutte le sue forze contro le legioni e pone l'assedio al campo romano. Dopo aver impiegato parecchi giorni nell'assedio senza riuscire a scalfire la linea di difesa e subendo molte perdite, torna di nuovo ad assediare Lemono.
   
27. Eodem tempore C. Fabius legatus complures civitates in fidem recipit, obsidibus firmat litterisque Gai Canini Rebili fit certior quae in Pictonibus gerantur. Quibus rebus cognitis proficiscitur ad auxilium Duratio ferendum. At Dumnacus adventu Fabi cognito desperata salute, si tempore eodem coactus esset et Romanum externum sustinere hostem et respicere ac timere oppidanos, repente ex eo loco cum copiis recedit nec se satis tutum fore arbitratur, nisi flumine Ligeri, quod erat ponte propter magnitudinem transeundum, copias traduxisset. Fabius, etsi nondum in conspectum venerat hostibus neque se Caninio coniunxerat, tamen doctus ab eis qui locorum noverant naturam potissimum credidit hostes perterritos eum locum, quem petebant, petituros. Itaque cum copiis ad eundem pontem contendit equitatumque tantum procedere ante agmen imperat legionum, quantum cum processisset, sine defatigatione equorum in eadem se reciperet castra. Consecuntur equites nostri, ut erat praeceptum, invaduntque Dumnaci agmen et fugientes perterritosque sub sarcinis in itinere adgressi magna praeda multis interfectis potiuntur. Ita re bene gesta se recipiunt in castra. 27. Nello stesso tempo, il legato Gaio Fabio accetta la resa di molte nazioni, la sancisce con la consegna di ostaggi e viene a conoscenza di quanto sta accadendo nel paese dei  Pittoni da una lettera di Gaio Caninio Rebilo. A questa notizia, parte per portare aiuto a Duratio. Ma Duirmaco, saputo dell'arrivo di Fabio, certo di non potersi salvare se avesse dovuto contemporaneamente resistere anche ai nemici che sopraggiungevano da fuori, dovendo sempre controllare e temere gli abitanti della città, abbandonò rapidamente la posizione con le sue truppe, ritenendo di trovarsi abbastanza al sicuro solo dopo aver condotto le truppe al di là della Loira che, per la sua larghezza, si poteva attraversare solo con un ponte. Fabio, anche se non si trovava ancora in vista del nemico, né si era unito a Caninio, ciò nonostante, informato da quanti conoscevano la regione, ritenne molto probabile che i nemici, intimoriti, si sarebbero diretti proprio nel luogo in cui si stavano dirigendo. Muove quindi con le sue truppe in direzione del ponte e ordina alla cavalleria di precedere le legioni in marcia quanto bastava per poter poi tornare al campo comune senza stancare i cavalli. La nostra cavalleria parte all'inseguimento secondo gli ordini ed attacca la colonna di Dumnaco. Assaliti i nemici in marcia e carichi di bagagli, mentre erano in fuga e atterriti, i nostri infliggono loro molte perdite e fanno un grosso bottino. Compiuta con successo la missione, si ritirano al campo.
   
28. Insequenti nocte Fabius equites praemittit sic paratos ut confligerent atque omne agmen morarentur, dum consequeretur ipse. Cuius praeceptis ut res gereretur, Quintus Atius Varus, praefectus equitum, singularis et animi et prudentiae vir, suos hortatur agmenque hostium consecutus turmas partim idoneis locis disponit, parte equitum proelium committit. Confligit audacius equitatus hostium succedentibus sibi peditibus, qui toto agmine subsistentes equitibus suis contra nostros ferunt auxilium. Fit proelium acri certamine. Namque nostri contemptis pridie superatis hostibus, cum subsequi legiones meminissent, et pudore cedendi et cupiditate per se conficiendi proeli fortissime contra pedites proeliantur, hostesque nihil amplius copiarum accessurum credentes, ut pridie cognoverant, delendi equitatus nostri nacti occasionem videbantur. 28. La notte seguente Fabio distacca la cavalleria con l'ordine di attaccare il nemico e di ritardarne la marcia finché egli non fosse arrivato. Per condurre l'operazione secondo gli ordini ricevuti, Quinto Attio Varo, il comandante della cavalleria, uomo particolarmente coraggioso ed avveduto, esorta i suoi e, raggiunta la colonna nemica, dispone parte degli squadroni in posizioni opportune e, con l'altra, attacca battaglia. La cavalleria nemica combatte con maggior coraggio, forte dell'appoggio della fanteria che, attestata su tutta la linea, porta aiuto ai loro cavalieri contro i nostri. Lo scontro si fa accanito. I nostri, infatti, sentendosi superiori ad un nemico che avevano battuto il giorno precedente, ben sapendo di essere seguiti dalle legioni, combattevano con grande vigore contro la fanteria per non subire la vergogna di una ritirata e per il desiderio di concludere da soli la battaglia; mentre i nemici, credendo che non vi fossero altre truppe, come avevano visto il giorno prima, pensavano che gli si fosse offerta l'occasione di distruggere la nostra cavalleria.
   
29. Cum aliquamdiu summa contentione dimicaretur, Dumnacus instruit aciem quae suis esset equitibus in vicem praesidio, cum repente confertae legiones in conspectum hostium veniunt. Quibus visis perculsae barbarorum turmae ac perterritae acies hostium, perturbato impedimentorum agmine, magno clamore discursuque passim fugae se mandant. At nostri equites, qui paulo ante cum resistentibus fortissime conflixerant, laetitia victoriae elati magno undique clamore sublato cedentibus circumfusi, quantum equorum vires ad persequendum dextraeque ad caedendum valent, tantum eo proelio interficiunt. Itaque amplius milibus XII aut armatorum aut eorum qui eo timore arma proiecerant interfectis omnis multitudo capitur impedimentorum. 29. Poiché si combatteva da un certo tempo con grandissimo accanimento, Durimaco schiera la fanteria in ordine di battaglia, affinché, avvicendandosi, serva di rincalzo alla cavalleria, quando all'improvviso appaiono le legioni a ranghi serrati. A quella vista, gli squadroni di cavalleria dei barbari, sbigottiti, la fanteria nemica, presa dal panico, la colonna delle salmerie, in piena confusione, si danno alla fuga sparpagliandosi in ogni direzione, levando alte grida. Ma i nostri cavalieri, che fino a un momento prima si erano scontrati con una fortissima resistenza, trascinati dall'entusiasmo della vittoria, fanno risuonare da ogni parte un grande clamore, accerchiano il nemico in ritirata e ne fanno strage, per quanto reggono i cavalli ad inseguire e il loro braccio a colpire. Così, dopo aver massacrato più di dodicimila uomini tra quelli che, armati, opponevano resistenza o, presi dal panico, avevano gettato le armi, fu catturato l'intero convoglio delle salmerie.
   
30. Qua ex fuga cum constaret Drappetem Senonem, qui, ut primum defecerat Gallia, collectis undique perditis hominibus, servis ad libertatem vocatis, exulibus omnium civitatum adscitis, receptis latronibus impedimenta et commeatus Romanorum interceperat, non amplius hominum duobus milibus ex fuga collectis provinciam petere unaque consilium cum eo Lucterium Cadurcum cepisse, quem superiore commentario prima defectione Galliae facere in provinciam voluisse impetum cognitum est, Caninius legatus cum legionibus duabus ad eos persequendos contendit, ne detrimento aut timore provinciae magna infamia perditorum hominum latrociniis caperetur. 30. Poiché si sapeva che il Senone Drappete, il quale all'inizio della defezione in Gallia aveva raccolto da ogni parte bande di disperati, spinto schiavi alla libertà, chiamati presso di sé esuli di tutte le nazioni, radunato briganti e, con questi, aveva intercettato convogli e vettovagliamenti dei Romani, raccolti dopo questa disfatta non più di duemila fuggiaschi, si dirigeva verso la provincia, d'accordo con quel Carduco Lutterio che, come si sa dal precedente commentario, aveva intenzione di attaccare la provincia fin dall'inizio della sollevazione in Gallia, il legato Caninio si lanciò al loro inseguimento con due legioni, per evitare che la provincia subisse dei danni o fosse presa dal panico, con nostro grande disonore, per le opere di brigantaggio di una banda di disperati.