XVI. [Due pretendenti]


(Che) la sorte talvolta favorisce gli uomini oltre la speranza

Due giovani aspettavano una ragazza.
La famiglia ricca vinse anche la bellezza del povero.
Quando giunse il giorno stabilito delle nozze,
l’amante poiché non poteva sopportare il dolore;

afflitto si recò nei giardinetti vicini,
poco oltre i quali la splendente fattoria del ricco
stava per accogliere la ragazza bal seno della madre,
perché la casa in città era sembrata poco ampia,
si spiega il corteo, la folla accorre numerosa,
ed Imeneo porta avanti la fiaccola coniugale.
Ma l’asinello, che era solito portare il guadagno
al povero, stava sulla soglia della porta.
Per caso lo affittano i suoi della fanciulla,
perché le fatiche della strada non maltrattino i teneri piedi.
Subito il cielo, per pietà di Venere,
è mosso dai venti, il fragore del mondo tuona
e prepara una paurosa notte con dense nubi.
La luce è strappata dagli occhi, ed insieme la forza rovesciatasi
della grandine disperde qua e là gli accompagnatori trepidi,
costringendo ciascuno a cercarsi un riparo con la fuga.
L’asinello s’avvia al noto tetto vicinissimo,
ed a gran voce indica di essere arrivato.
Accorrono i bambini, vedono la bella ragazza,
e si meravigliano; poi riferiscono al padrone.
Tra i pochi amici egli sedendo
cacciava l’amore con molti bicchieri.
Quando c’è la notizia, ripresosi dalle gioie
spronandolo Bacco e Venere, perfeziona le dolci
nozze tra gli applausi della compagnia.
I genitori tramite l’araldo cercano la figlia;
il nuovo marito, persa la moglie, si addolora.
Dopo che fu noto al popolo quello che s’era combinato,
tutti riconobbero il favore dei celesti.