VIII. Il cervo ai buoi


Un cervo stanato dalle tane boscose,
per sfuggire l’incombente strage dei cacciatori,
con cieca paura si dirige alla fattoria vicina,
dove si nascose in una stalla opportuna.
Allora un bue al latitante”Cosa mai volesti per te,
disgraziato, che spontaneamente sei corso alla strage?
Ma lui supplice: “Voi adesso, disse, risparmiatemi:
offertasi l’occasione di nuoov uscirò”.
i tempi della giornata accorgono lo spazio della notte;
il bovaro porta il fogliame, non vede però nulla;
vanno e vengono di seguito tutti i contadini,
nessuno s’accorge: passa anche il fattore,
neppure lui sente qualcosa. Allora contento il selvatico
cominciò a render grazie ai buoi quieti,
per aver data ospitalità in situazione sfavorevole.
Uno rispose: “Ti desideriamo senz’altro salvo,
ma, se sarà venuto chi ha cento occhi,
la tua vita si volgerà in grave rischio.”.
Intanto il padrone in persona ritorna dalla cena;
e poiché aveva visto i buoi appena disordinati,
si avvicina alla greppia: “Perché c’è poco di fogliame?”
Mancano le lettiere. Togliere queste ragnarele
quanto c’è di fatica?” Mentre scruta ognicosa,
vede anche le alte corna del cervo;
che, chiamata la servitù, ordina sia ucciso,
e prende la preda. Questa favola significa
che il padrone nelle sue cose vede moltissimo.