XIII. Api e fuchi, giudice la vespa


Le api avevano fatto i favi su di un’alta quercia.
I fuchi ignavi dicevano che questi erano loro.
La lite fu portata in piazza, giudice la vespa;
e questa, conoscendo benissimo entrambe le razze,
propose questa legge ai due partiti:
”Non dissimile il corpo ed uguale è il colore,
che giustamente la cosa è giunta chiaramente in dubbio.
Ma, perché il mio scrupolo imprudente non sbagli,
prendete le arnie e versate il contenuto nella cera,
perché dal sapore del miele e dalla forma del favo,
di cui ora si tratta, appaia l’autore di questi.”
I fuci rifiutano, alle api la condizione piace.
Allora ella diede tale sentenza:
”E’ chiaro chi non possa e chi abbia fatto.
Percio alle api restituisco il loro frutto.”
Avrei tralasciato nel silenzio questa favola,
se i fuchi non avessero rifiutato questa parola pattuita.