XXV. La formica e la mosca


La faviletta indica di non fare nulla che non giovi.
La formica e la mosca litigavano fortemente,
chi valesse di più. La mosca così cominciò per prima.
”Puoi tu paragonarti alle nostre lodi?
Indugio tra gli altari, ispeziono i templi degli dei;
quando si immola, pregusto tutte le viscere;
sulla testa del re mi siedo quando mi è parso,
e delibo i casti baci delle signore;
m’affatico in nulla e fruisco di ottime cose.
Cosa di simile a questi ti capita, villana?”
”E’ certamente nobile la convivenza degli dei,
ma per colui che è invitato, non chi ‘ odioso.
Frequenti gli altari? Però sei cacciata quando arrivi.
Ricordi re e baci di signore?
Addirittura vanti oltre ciò che il pudore deve coprire.
Fatichi in nulla? Perciò, quando c’è bisogno, hai nulla.
Io quando accumulo grani per l’inverno attentamente,
ti vedo attorno al muro che ti pasci di sterco,
Quando i freddi ti costringono a morire rattrappita,
una ricca casa accoglie me incolume.
D’estate di provochi; quando è inverno taci.
Certamente a sufficienza ho respinto la superbia.”
La tavoletta sceglie tali caratteristiche degli  uomini,
di quelli che si fregiano di false lodi,
e di quelli la cui virtù esibisce un solido onore.