L'ILLUMINISMO E LA RIVOLUZIONE FRANCESE
( LOCKE - ROUSSEAU - PAINE )
Il grande fenomeno
dell'Illuminismo, in tutta la sua varia e vasta composizione, è stata una rivoluzione
culturale che ha aperto la via alla rivoluzione politico-sociale rappresentata soprattutto
dalla Rivoluzione Francese. Tutta questa grande rivoluzione culturale è l'antefatto della
rivoluzione.
Non dimentichiamo che la Rivoluzione Francese ha tratto ispirazione profonda
dall'antagonista drammatico del razionalismo dei philosophes, ovvero da Jean
Jacques Rousseau, con la sua esaltazione del sentimento, con la sua critica dei risultati
della civiltà, con la sua drammatica vicenda spirituale, il suo doloroso pellegrinaggio
che si chiuderà poi nelle meditazioni di un Promeneur solitarie, nella ricerca,
già romantica, della solitudine.
Nella Rivoluzione Francese è viva, è vera, è valida la componente che potremmo chiamare
enciclopedistica, la componente che deriva dalla grande impostazione razionalistica delle lumières,
ma è viva anche la componente roussoviana. Soprattutto nelle ali più schiettamente
democratiche e socialmente più avanzate della Rivoluzione Francese, è la voce di
Rousseau che ci riecheggia.
All'alba di tutti i movimenti rivoluzionari del '700 c'è la
Rivoluzione Liberale Inglese del 1688; vi è questa rivoluzione la cui filosofia è
tracciata da John Locke nei memorandi Due trattati sul governo e nell'Epistola
sulla tolleranza che sono - potremmo dire - i classici che segnano l'inizio del nostro
pensiero liberale, dell'idea di tolleranza religiosa, che diventano carne e sangue della
nostra civiltà moderna. Questi punti non vanno dimenticati: la Rivoluzione inglese e il
pensiero lockiano.
È da tenere sempre presente che la Rivoluzione Francese è momento fondamentale di una
ondata di rivoluzioni democratiche che abbraccia la Rivoluzione Americana da una parte e
una serie di movimenti, in genere falliti ma da non scordare, a Ginevra, nel Belgio, in
Irlanda, in Olanda. C'è una serie di movimenti rivoluzionari che tentano di affermare la
volontà del popolo al di sopra di quella del sovrano.
Uno dei personaggi che hanno partecipato alle Rivoluzioni Americana e
Francese è Tom Paine: Tom Paine è un personaggio interessante! È un inglese figlio di
quaccheri, e quindi proviene dalla lunga esperienza secolare del non conformismo, della
rivolta - motivata religiosamente - contro i potenti,contro l'unione chiesa-Stato, contro
l'unione corona-aristocrazia. Tom Paine arriva in America quando si inizia la rivoluzione
e dà agli americani la coscienza del valore universale del loro movimento, purché essi
decidano chiaramente per l'indipendenza, la soppressione della monarchia e l'instaurazione
di una Repubblica democratica. Tom Paine era un eccezionale pubblicista. Il suo opuscolo Common
Sense - il Senso Comune - ebbe un successo enorme: senso comune voleva dire che
gli americani dovevano chiaramente sposare la causa della Repubblica, della democrazia, e
farla finita con i re e con gli aristocratici.
Dopo avere così partecipato alla
rivoluzione americana, quando la rivoluzione americana ha cominciato a solidificarsi con
la Costituzione (che ancora oggi è in vigore) e con l'avvento alla presidenza di
Washington, per Tom Paine sono cominciati momenti abbastanza difficili, perché il suo
radicalismo democratico andava poco d'accordo con la ricerca della rispettabilità, quale
era rappresentata dalla presidenza di Washington: una rispettabilità compunta fondata sul
possesso terriero che non andava bene con il radicalismo democratico di Paine.
Paine
ritorna in Inghilterra e interviene nel memorabile dibattito intorno alla Rivoluzione
Francese. È il momento in cui anche sul piano teoretico si disputa se bisogna accettare
la Rivoluzione Francese, che distrugge tutto il passato - distrugge la corona, distrugge
l'aristocrazia e rinnova tutto su piani razionali, sulla base dei diritti dell'uomo -
oppure se questo è un sogno, un'astrattezza, un volere calare soluzioni prefabbricate
addosso agli uomini e non è viceversa da opporre alla violenza rivoluzionaria l'ideale di
uno Stato organico.
Paine risponde con I Diritti dell'Uomo, che è una difesa della
rivoluzione: va in Francia, dove sarà eletto deputato alla Convenzione Nazionale benché
straniero e dove però incorre nel carcere perché simpatizzante per i girondini e quindi
divenuto sospetto ai giacobini. Oltre ad avere scritto la prima parte dei Diritti
dell'Uomo, Paine scrive una seconda parte dei Diritti dell'Uomo che, per la
nostra sensibilità moderna, è affascinante, perché è un programma socialista. Paine
era un meraviglioso giornalista, veramente un mago del giornalismo, e quindi queste sue
idee sono state riprodotte a centinaia di migliaia di esemplari e hanno veramente nutrito
il proletariato inglese - nella sua durissima vita, nella sua durissima ascesa durante la
rivoluzione industriale - di idee evolute, moderne.
Il rapporto di Robespierre con il pensiero di Rousseau si basa sul
concetto della democrazia roussoviana e sulla convinzione profonda che vi è un rapporto
inscindibile tra politica e moralità: l'avvento della Repubblica deve essere anche
l'avvento di un mondo di valori morali, che l'incorruttibile Robespierre intende
attuare anche - e purtroppo - con il metodo del Terrore. L'importanza della corrente
giacobina nella Rivoluzione Francese è quella di avere affermato una difesa ad oltranza
della Rivoluzione contro tutti i suoi nemici interni ed esterni: avere attuato questa
difesa con drastica volontà ed essere riusciti a trionfare del momento più grave, nel
1793, quando lo straniero preme da tutte le parti, quando la Vandea è in fiamme, quando
in una quantità di dipartimenti infuria la ribellione di stampo federalista ed arrivano
gli inglesi a Tolone.
I giacobini, i montagnardi, Robespierre, Saint-Just, sono quelli che
tengono ferma la Francia sulla posizione rivoluzionaria e riescono a difendere la
Rivoluzione davanti a tutta l'Europa. I giacobini sono anche fautori di una politica di
centralismo, che viene attuata con una sorta di dittatura della Convenzione Nazionale, con
l'invio di rappresentanti in missione della Convenzione nei dipartimenti insorti presso
gli eserciti per far sentire con pugno di ferro la presenza immediata. Si può tuttavia
dire che c'è un punto in cui trovo una profonda incertezza nella politica robespierrista:
nel rapporto con le esigenze di sopravvivenza fisica delle masse parigine flagellate dal
carovita. Robespierre sarebbe convinto della forza della natura, e quindi sarebbe
contrario ad interventi come il calmiere o le requisizioni, che
venivano richieste da parte delle frange più estreme di sinistra, gli arrabbiati.
Ad un certo punto anche Robespierre ha finito per adottare queste
misure di salvezza, di salute pubblica, anche nel campo economico. Però le adottò senza
che alle sue spalle vi fosse un maturo disegno economico, improvvisando in modo tale che
alla lunga le stesse masse popolari sono rimaste disgustate dalla politica di Robespierre
e, quando è arrivato il momento della reazione termidorista, non si sono sollevate per
salvare Robespierre dalla ghigliottina. Robespierre aveva adottato il criterio del maximum,
del "calmiere" che avrebbe dovuto essere posto tanto sopra il costo dei generi
alimentari quanto sui salari dei lavoratori. Ma a quanto pare fu applicato sui salari ma
non sui prezzi che ricomparivano al mercato nero, come sempre accade. Di qui nacque un
senso di disillusione, di frustrazione profonda.
La partita era estremamente difficile:
Robespierre non poteva dimenticare che al di là delle masse affamate cittadine c'erano le
masse contadine che avevano tutt'altri interessi e tutt'altre aspirazioni (vendere più
caro possibile i generi alimentari da loro prodotti). Forse vi è stato un ritardo,
un'arretratezza anche culturale nell'affrontare i tragici, difficilissimi problemi
economici. Credo che questo sia stato il tallone di Achille della sinistra
giacobina.
Il Cercle Sociale, con i periodici condiretti da
Nicolàs de Bonneville tra cui La bouche de fer, La bocca di ferro e
l'eloquenza prestigiosa del prete Fouchet, che diventerà poi vescovo costituzionale,
certamente rappresenta un nucleo di agitazione politica che non è semplicemente
democratica ma che per un momento almeno, attorno al 1791, ha preso chiaramente di mira il
problema della povertà, della miseria, e con esso si è occupato anche di questioni come
l'istruzione popolare e - cosa da non trascurare - l'emancipazione femminile.
Proprio il Cercle
Sociale mette avanti con vigore particolare il problema dei rapporti uomo-donna, della
posizione della donna nella società. Quindi anche se si tratta di un gruppo che ha avuto
una sorte negativa, non può essere dimenticato; sorte negativa perché i suoi rapporti di
cordialità, di amicizia, anche personali, con gli esponenti del partito girondino fecero
sì che anche gli uomini del Cercle Sociale fossero travolti nella sventura
generale dei girondini. Direi che essi sono tra coloro che hanno preso maggiormente sul
serio il messaggio di Rousseau, soprattutto nella sua critica della società
apparentemente luccicante ma in realtà intrisa di miserie; in questo senso meritano
un'attenzione forse maggiore di quella che non sia stata loro finora tributata.