Periodo ellenico

L'età ellenistica é quel periodo che va dalla conquista dell'Oriente da parte di Alessandro Magno sino alla conquista della Grecia da parte dei Romani. La cultura greca si universalizza e non é più solo cultura della Grecia, bensì dell'intero mondo orientale; quest'universalizzazione comporta un'ibridazione della cultura greca, che assume sfumature peculiari a seconda delle zone in cui si afferma. Da un canto é la Grecia che si impadronisce del mondo, ma dall'altro é il mondo che si impadronisce della Grecia: prendiamo come esempio Zenone di Cizio: Cizio é una città fenicia e quindi con Zenone di Cizio ci troviamo di fronte ad un non greco, che elabora una filosofia che tuttavia siamo soliti definire greca. Con la morte di Alessandro Magno assistiamo poi ad un fatto importantissimo: la fine della polis; infatti i generali si spartiscono i territori conquistati da Alessandro Magno e spesso sono tra loro in conflitto. In Egitto si instaurò la dinastia dei Tolomei, in Siria quella dei Seleucidi. Con la fine della polis viene anche meno ( o meglio, subisce modifiche ) la vita politica del cittadino. Nella nuova situazione, infatti, il cittadino non può più partecipare alla vita politica, come invece era ai tempi di Socrate e Platone.

Gli uomini della cosiddetta età ellenistica hanno due opportunità: o si danno alla vita privata, disertando totalmente quella pubblica ( é il caso di Epicuro ), oppure si dedicano alla vita pubblica, ma in un modo diverso rispetto a quello dei tempi di Socrate e Platone ( é questo il caso degli Stoici ). La vita politica in età ellenistica non é più quella dell'impegno nella polis: pensiamo a Seneca, che lavorava al fianco di Nerone come consigliere, o a Marco Aurelio, l'imperatore - filosofo. Le filosofie ellenistiche sono soprattutto tre: l'epicureismo, lo stoicismo e lo scetticismo. Che cosa hanno in comune? Senz'altro l'elemento comune che più risalta é la ricerca della felicità individuale, concepita più in termini negativi che positivi: la serenità interiore é vista come privazione del male, come assenza di dolore, di turbamento... Queste forme di assenze di male potevano assumere nelle varie correnti aspetti diversi, ma sta di fatto che tutte le parole che designavano l'assenza del male ( per tutte e tre le categorie ) iniziavano con l'alfa privativa: per gli stoici l'apathia ( l'assenza di passioni ), per gli epicurei l'aponia ( l'assenza di dolore ), per gli scettici l'atharassia (l'assenza di turbamento).

L'epicureismo é l'unica delle tre filosofie a prendere il nome dal maestro: egli scrisse delle cose e quelle sono rimaste invariate. Un altro aspetto comune alle tre filosofie é il loro scopo: l'etica. La dimensione teoretica ( alla quale era particolarmente legato Aristotele ) in queste tre filosofie o non é presente ( come nel caso dello scetticismo ) o é subordinata ( é il caso dell'epicureismo ): certo queste tre filosofie in qualche modo sono legate alla dimensione teoretica ( dovranno pure insegnare qualcosa ), ma tutto é sempre in funzione dell'etica, del modo di comportarsi. Seneca stesso diceva che tra stoici ed epicurei non ci fosse molta differenza e che il modo di comportarsi fosse quasi uguale.