Vendita delle indulgenze

Un problema particolarmente scottante era quello delle indulgenze, ossia la remissione delle pene cosiddette canoniche (digiuni e penitenze di vario genere) che venivano inflitte dalla Chiesa ai fedeli in conseguenza del perdono dei loro peccati: l'assoluzione infatti non poteva avere valore se non era accompagnata dall'espiazione.

Ma verso il Cinquecento cominciò a diffondersi la pratica di "acquistare" indulgenze per sé o per le anime del Purgatorio in modo da accelerare loro il passaggio in Paradiso. Questo sistema di accaparrare denaro fu esasperato da Leone X dei Medici che aveva bisogno di fondi per realizzare la basilica di San Pietro, il cui progetto era stato disegnato da Michelangelo. Lo sbaglio più grande di Leone X fu quello di affidare la raccolta delle offerte in Germania al poco scrupoloso arcivescovo di Magdeburgo e Magonza, Albert di Hohenzollern; il suo banditore fu il frate domenicano Giovanni Tetzel, la cui predicazione raggiunse toni vergognosi.

La riscossione delle somme venne affidata a una vera e propria banca che rilasciava "certificati di indulgenza" e stabiliva tariffe variabili secondo la natura del peccato e la classe sociale del peccatore: per l'occasione si ricorse persino a veri e propri slogan pubblicitari. I tedeschi ne rimasero scandalizzati e accolsero con favore la sfida di Lutero alla Chiesa cattolica.