La conquista del potere da parte di Stalin

Durante la I Guerra Mondiale, la Russia partecipa contro Germania e Austria, al fianco di Inghilterra, Francia e in seguito Italia. La Russia però si rivela inadeguata a sostenere lo sforzo bellico: subisce infatti una serie di dure sconfitte e al suo interno la crisi si aggrava per l'inflazione, per le agitazioni operaie e contadine e per la sempre più pressante richiesta da parte della sinistra di porre fine alla guerra. Inoltre la rottura del legame del reciproco sostegno tra Chiesa ortodossa e lo Zar contribuisce a determinare il crollo di potere di quest'ultimo. Il 27 febbraio 1917, soldati e operai occupano la fortezza di Pietro e Paolo e liberano i prigionieri politici. Lo zar abdica e viene formato un nuovo governo liberal-conservatore che dà vita ad una repubblica parlamentare. Intanto nelle fabbriche, nelle campagne e nell'esercito si formano i Soviet: organismi di base in cui le persone si riuniscono, discutono di varie questioni ed eleggono i rappresentanti che avrebbero dovuto discuterne insieme agli altri provenienti dallo stesso tipo di Soviet. Intanto in Russia torna dalla Svizzera, dove era in esilio, Nikolaj Lenin, leader del partito bolscevico. Questo partito si faceva portavoce delle idee socialiste di Marx ma, al contrario di quello menscevico, più moderato e di massa, questo era formato da un piccolo gruppo di rivoluzionari di professione che avrebbe fatto da Avanguardia e avrebbe guidato le masse verso la rivoluzione. Lenin infatti ritiene che la Russia fosse già pronta per l'avvento del Socialismo e che la vera democrazia si sarebbe potuta ottenere solo all'interno di una società comunista, quindi è favorevole ad una immediata dittatura del proletariato e propone un programma che prevedeva:

  • immediata pace con la Germania,
  • nessun accordo tra Soviet e Parlamento per accelerare il
  • processo rivoluzionario
  • tutto il potere ai Soviet
  • terre ai contadini
  • nazionalizzazione di banche e industrie

    Nel Maggio del '17 però, Lenin e i bolscevichi contano solo il 10% all'interno del Parlamento (detto Duma). Verso il Giugno del '17 il generale Kornilov si accinge all'attuazione di un progetto controrivoluzionario con l'intenzione di assediare Pietrogrado, la sede del Parlamento. Il governo si dimostra inerme ed è costretto a chiedere aiuto ai bolscevichi e ai Soviet. Questi organizzano immediatamente una guardia rossa e i ferrovieri legati ai Soviet paralizzano e ferrovie per impedire al generale ribelle il trasporto di altre truppe. Il prestigio dei bolscevichi cresce smisuratamente, mentre il governo ha dimostrato la sua impotenza. Lenin è convinto che bisogna passare all'azione: il 25 Ottobre è la data fissata per l'insurrezione. La rivoluzione d'Ottobre termina con il regime bolscevico, detto poi comunista, al potere. Ha inizio dunque la "dittatura del proletariato" che però si rivelerà una "dittatura dei bolscevichi". Inizia così una guerra civile complicata che vede opporsi due grossi schieramenti. Da una parte ci sono i bolscevichi e la loro Armata Rossa guidata da Lev Trotzkij, con l'appoggio dei Soviet, dei contadini (interessati ad una riforma delle terre), dei popoli che volevano ottenere una secessione dalla Russia (poiché i Bolscevichi sostenevano il diritto di autodeterminazione dei popoli). Dall'altra c'erano le Armate Bianche dei conservatori che però avevano l'appoggio di Francia e Gran Bretagna che non volevano che la Russia si ritirasse dalla guerra (cosa che sarebbe successa con il governo dei comunisti). Contro ogni aspettativa la Russia bolscevica sopravvisse. Dal '18 fino al '21, anno della fine della guerra civile, la Russia presenta un'economia definita Comunismo di guerra: è abolito il mercato, ai contadini vengono requisiti i cereali, le fabbriche vengono nazionalizzate e militarizzate dal punto di vista disciplinare. Lenin capisce che non è più possibile continuare in questo modo; quindi nel '21 stesso, è varata la NEP, una nuova politica economica teorizzata da Bucharin. La NEP si presenta come una sorta di fusione tra un'economia pianificata e un'economia di mercato: le fabbriche rimangono statalizzate, ma si consente lo sviluppo di piccole aziende private; ai contadini è permesso di produrre ciò che vogliono e di venderlo al mercato, senza requisizioni dello Stato: si lascia quindi un minimo spazio alla libera iniziativa privata. Lo scopo della NEP era quello di consentire uno sviluppo dell'agricoltura e un aumento di capitale circolante da essere investito per lo sviluppo dell'industria e poter così giungere ai livelli di sviluppo della Gran Bretagna e avere maggiori possibilità di realizzare il Comunismo. Nel 1922 Lenin è colpito dal primo attacco della malattia che lo porterà alla morte nel giro di due anni: inizia così la lotta per la sua successione. I due personaggi più importanti all'interno del partito sono Trotzkij e Stalin. Il primo, capo delle Armate Rosse, è un rivoluzionario, contrario alla NEP e favorevole a riprendere la costruzione di un'economia socialista; inoltre voleva cercare di estendere la rivoluzione anche ad altri Paesi per evitare che la Russia si trovasse isolata. Il secondo dal '22 è segretario generale, cioè organizzatore nazionale del partito; è favorevole alla NEP e al libero mercato per appoggiare maggiormente la componente contadina del popolo russo, è favorevole al "socialismo in un solo Paese" e controlla la potente "burocrazia sovietica". L'intransigenza rivoluzionaria di Trotzkij spaventa molti, che quindi passano a sostenere Stalin. Così quest'ultimo, nel periodo della morte di Lenin si trova a capo del partito che, in quanto unico e quindi detentore di compiti politici, economici ed amministrativi , per la Russia sta diventando una realtà sempre più importante.