La costruzione dello Stato totalitario russo

Immediatamente Stalin promuove una campagna di nuove iscrizioni al partito: il suo scopo è quello di rinnovarlo e ampliarlo.
Le nuove leve si presentano come "gente tranquilla" che cerca solo stabilità e sicurezza all'interno della realtà più potente in Russia e in cambio garantisce una indiscussa obbedienza: esattamente quello che il nuovo leader voleva. Inoltre Stalin seleziona i nuovi quadri dirigenti tra persone a lui fidate sempre nel tentativo di creare un partito a lui fedele. Intanto Kamenev e Zino'ev, preoccupati dalla sua sete di potere passano dalla parte di Trotzkij, segnando così la loro futura espulsione dal partito. Inoltre Stalin, immediatamente dopo la morte di Lenin si fa promotore del "leninismo": egli infatti si ritiene l'unico vero interprete nonché unico conoscitore dell'ormai defunto padre della Russia. Il "leninismo" conia una serie di dogmi, quasi come una religione, raccolti ne "I problemi del socialismo" scritto da Stalin; esso è quasi come un catechismo che i membri del partito dovevano conoscere e osservare. Il novo capo dei comunisti, proprio per ingigantire questo culto di Lenin, offre alla nazione russa una reliquia: il corpo mummificato di Lenin, conservato poi in un mausoleo nella piazza Rossa del Cremlino.
Il comunismo sta diventando sempre più simile ad una religione. Nel 1927, durante il XV Congresso del partito, Stalin, che vede dalla sua parte ancora Kamenev e Zino'ev, decreta l'espulsione dal partito di tutti gli oppositori di estrema sinistra come Trotzkij. In seguito intraprende una politica economica che vede l'abbandono della NEP e la conseguente espulsione dal partito del suo teorico Bucharin.
Nelle campagne si procede con una collettivizzazione forzata e i contadini sono costretti ad entrare in aziende collettive dette Kolchoz (aziende cooperative) e Sovchoz (aziende statali).Naturalmente molti contadini e soprattutto molti piccoli proprietari terrieri (i kulaki) non accettano questa imposizione e a causa delle loro rivolte iniziano ad essere considerati nemici del Comunismo e della patria. La maggior parte di loro viene così deportata nei Gulag, campi di lavoro forzato situati in regioni lontane, dal clima inclemente e desertiche. Evidentemente la collettivizzazione ha avuto un costo altissimo in termini di vite umane, considerando che anche se i gulag erano campi di lavoro e non di sterminio, molti dei deportati morivano per la fatica, per la fame o per le difficili condizioni ambientali. Per quanto riguarda l'industrializzazione, vengono varati dei piani quinquennali con cui lo Stato pianifica la produzione e gli investimenti dandosi obiettivi precisi da rispettare e verificare dopo cinque anni.
Tutta la popolazione avrebbe dovuto quindi trasformarsi in un grande esercito impegnato a produrre sempre di più; ecco dunque un obiettivo tipico dei regimi totalitari: militarizzare tutti i lavoratori e fare della loro produttività l'indice della loro lealtà alla nazione. Naturalmente i piani prevedevano una durissima disciplina nelle fabbriche, una riduzione dei salari, un durissimo lavoro, ma in molti casi si riscontrava un certo entusiasmo nei lavoratori, ancora convinti di costruire un mondo nuovo. Nel 1934 al XVII congresso del partito, Stalin è ancora nominato segretario, nonostante un quarto dei congressisti avesse votato contro di lui. Nel Dicembre dello stesso anno Kirov, un suo collaboratore, viene assassinato in modo misterioso e questo offre al leader del partito un capo di accusa contro i trotzkisti all'interno del partito: su 2000 deputati, circa 1200 sono uccisi. L'obiettivo di liberarsi dell'opposizione era stato raggiunto. Dal 1936 inizia il terrore delle "epurazioni".
Con l'utilizzo della NKVD, Stalin accusa e condanna al carcere, ai gulag o alla morte i maggiori esponenti della "destra" e della "sinistra", ma le "purghe" staliniane non si limitano a fare solo queste vittime. Cadono sotto pesanti accuse migliaia di funzionari e giovani militanti sospetti di non credere alla buona fede del dittatore, alla sua costanza e inflessibilità, alla sua dedizione al dovere, giovani che si sono fatti traviare e perciò devono scontare in qualche modo le loro colpe. Eliminati i quadri dirigenti del bolscevismo storico, il segretario del partito è il solo e incontrastato signore della Russia. Il controllo dell'arte, della scienza, della stampa, della radio, il sistema sanitario e quello scolastico richiedono una schiera di esperti e amministratori.
L'istruzione (che il regime diffonde diminuendo al 18% gli analfabeti) e la politica di incoraggiamento verso la cultura promuovono la formazione di un ceto di intellettuali, definiti intelligencija, un ceto nuovo prodotto dalla rivoluzione e definito da Stalin "socialista, popolare, radicalmente diversa dalla vecchia intelligencija borghese".
E questa nuova generazione va a riempire i vuoti lasciati dalle "purghe". Stalin dedica grandissima attenzione ai manuali di storia, fondamentale strumento di formazione civile e politica: il nuovo libro, dai contenuti schematici e mnemonici, vuole ristabilire la continuità della storia russa alla luce della vittoria del bolscevismo. Infine la politica fa sentire la sua presenza anche nel cinema, un passatempo abbastanza popolare in Russia anche se assistere a film che celebrano gli sforzi dei lavoratori, la fatica dei minatori, il fervore degli operai tutti tesi a battere i record di produzione, che esaltano il genio del capo, la fedeltà, nonché, in guerra, il valore dell'Armata Rossa che blocca i nemici, resiste all'assalto delle truppe naziste e le sconfigge, è più una lezione di patriottismo e di conformismo che un piacere.