"Fascismo" nella Treccani e il documento degli intellettuali fascisti. Nel
periodo in cui il fascismo è salito ed è rimasto al potere, gli intellettuali
italiani si sono divisi in due gruppi a seconda della loro reazione nei suoi
confronti: quelli con idee affini a quelle della propaganda fascista e quelli
anticonformisti.
Un esempio di intellettuale appartenente al primo gruppo è Giovanni Gentile, che
scrive anche la definizione di "Fascismo" nell'Enciclopedia Italiana Treccani,
firmata anche da Mussolini. Il filosofo idealista presenta il fascismo come il
superamento delle istanze individuali nel nome di una "legge morale che stringe
insieme individui e generazione in una tradizione e in una missione", come una
concezione religiosa in cui l'uomo è visto in "rapporto con una legge superiore"
che ne fa membro consapevole di una società spirituale, opposta sia al
liberalismo (che tutela gli interessi dei singoli), sia al socialismo (che
tutela gli interessi della collettività con una lotta di classe). Per Gentile
inoltre "il fascismo respinge nella democrazia l'assurda menzogna convenzionale
dell'egualitarismo politico e l'abito della irresponsabilità collettiva e il
mito della felicità e del progresso indefinito. Ma, se la democrazia può essere
diversamente intesa, cioè se democrazia significa non respingere il popolo ai
margini dello stato, il fascismo poté da chi scrive, essere definito una
democrazia organizzata, centralizzata, autoritaria". Il filosofo del fascismo
giustifica la volontà aggressiva del fascismo di potenza e di comando; sostiene
che per il fascismo la tendenza all'impero non è solo un'espressione
territoriale o militare, ma anche spirituale e morale, una manifestazione di
vitalità. E "che sia una dottrina di vita, lo mostra il fatto che ha suscitato
una fede: che la fede abbia conquistato le anime lo dimostra il fatto che il
fascismo ha avuto i suoi caduti e i suoi martiri".
Nel 1925, a seguito di un convegno sulla cultura fascista presieduto da Gentile,
egli stesso, a nome di tutti gli intellettuali intervenuti, redige un "Manifesto
degli intellettuali fascisti", nel quale fornisce la giustificazione ideologica
del regime. In esso sono ribaditi i concetti già espressi all'interno
dell'Enciclopedia Italiana tra cui quello del fascismo come superamento
dell'individualità, come fede energica, violenta e vitale (e perciò esercita una
forte attrazione sui giovani). Inoltre riafferma che solo lo stato fascista è in
grado di rappresentare gli interessi di tutti gli italiani, armonizzandoli con
l'interesse comune. Infine Gentile parla di tutti coloro che tentano inutilmente
di opporsi al regime; loro, che secondo il filosofo sono già una minoranza, sono
già destinati alla sconfitta; ma non perché i principi su cui si basano siano
opposti a quelli del fascismo, ma semplicemente perché inferiori.