La posizione di Montale dinanzi al fascismo

Tra coloro che hanno firmato il "Contromanifesto", troviamo anche Eugenio Montale. Egli, infatti si oppone fermamente al regime tanto che arriverà persino ad essere radiato dall'insegnamento per essersi rifiutato di prendere la tessera del partito fascista. Durante la II Guerra Mondiale ha dato asilo nella sua casa a molti ebrei, tra i quali anche Umberto Saba e Primo Levi e al termine della guerra entrò a far parte del Comitato per la cultura e per l'arte del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale).


La primavera hitleriana

Folta la nuvola bianca delle falene impazzite
turbina intorno agli scialbi fanali e sulle spallette,
stende a terra una coltre su cui scricchia
come su zucchero il piede; l'estate imminente sprigiona
ora il gelo notturno che capiva
nelle cave segrete della stagione morta,
negli orti che da Maiano scavalcano a questi renai.

Da poco sul corso è passato a volo un messo infernale
tra un alalà di scherani, un golfo mistico acceso
e pavesato di croci a uncino l'ha preso e inghiottito,
si sono chiuse le vetrine, povere
e inoffensive benché armate anch'esse
di cannoni e giocattoli di guerra,
ha sprangato il beccaio che infiorava
di bacche il muso dei capretti uccisi,
la sagra dei miti carnefici che ancora ignorano il sangue
s'è tramutata in un sozzo trescone d'ali schiantate,
di larve sulle golene, e l'acqua séguita a rodere
le sponde e' più nessuno è incolpevole.

Tutto per nulla, dunque? - e le candele
romane, a san Giovanni, che sbiancavano lente
l'orizzonte, ed i pegni e i lunghi addii
forti come un battesimo nella lugubre attesa
dell'orda (ma una gemma rigò l'aria stillando
sui ghiacci e le riviere dei tuoi lidi
gli angeli di Tobia, i sette, la semina
dell'avvenire) e gli eliotropi nati
dalle tue mani - tutto arso e succhiato
da un polline che stride come il fuoco
e ha punte di sinibbio...
Oh la piagata
primavera è pur festa se raggela
in morte questa morte! Guarda ancora
in alto, Clizia, è la tua sorte, tu
che il non mutato amor mutata serbi,
fino a che il cieco sole che in te porti
si abbàcini nell'Altro e si distrugga
in Lui, per tutti. Forse le sirene, i rintocchi
che salutano i mostri nella sera
della loro tregenda, si confondono già
col suono che slegato dal cielo, scende, vince -
col respiro di un'alba che domani per tutti
si riaffacci, bianca ma senz'ali
di raccapriccio, ai greti arsi del sud...




Questa poesia prende l'avvio dalla visita di Hitler a Firenze nel maggio del 1938. L'atmosfera che ci suggerisce la prima strofa, ricca di aggettivi e immagini cupe, è alquanto lugubre: le falene si adagiano a terra e formano un tappeto di morte che scricchiola sotto i piedi e la primavera risulta ancora fredda, avvolta in un gelo racchiuso nei nascondigli segreti dell'inverno (la "stagione morta"). Nella strofa successiva comincia un flashback che riprende la sinistra parata: Hitler è un "messo infernale" e, ai suoi lati, ali di fascisti lo salutano coll'antico grido di vittoria "alalà", bandiere con la svastica sventolano ovunque e nelle botteghe chiuse si notano giocattoli di guerra o capretti uccisi; e questi oggetti perdono immediatamente la loro valenza reale per diventare simbolo e immagine stessa di una realtà (e perciò sono detti correlativi oggettivi) riguardante la guerra e la sua carneficina.
Montale parla di una "sagra", la festa dei bottegai, definendoli con un ossimoro, i "miti carnefici", ovvero coloro che non si rendono conto di annunciare con i loro giocattoli e capretti la guerra imminente. La terza strofa è tutta rivolta a Clizia, che nella mitologia antica è l'Oceanina che si innamora del dio Apollo e che quando muore viene trasformata in girasole dagli dei. Dietro a questo pseudonimo si cela Irma Brandeis, una ebrea tedesca che studia letteratura italiana e che il poeta conosce proprio a Firenze.
Ogni volta che il poeta parla di lei nelle sue poesie, inserisce anche il tema della separazione e della lontananza da lei; inoltre questa assume sempre le sembianza di una donna idealizzata, incredibilmente simile alla donna-angelo della tradizione stilnovista, e sempre rifacendosi alla tradizione letteraria più antica, spesso il poeta si riferisce a lei con un "senhal", un nome che ci fa pensare a lei, come in questa poesia possono essere il nome Clizia, il sole o il girasole. Montale si chiede se il suo amore sia servito a qualcosa o se tutto sia stato per nulla, un dubbio che nasce dal fatto che in una Firenze invasa dai demoni ormai nessuno più è incolpevole, neanche i miti bottegai che ormai sono carnefici. In una terra dove ormai l'orrore ha conquistato ogni cosa, Clizia viene chiamata alla missione salvifica, che le deriva dalla sua condizione di donna-angelo, di conservare immutato il suo amore segreto ("cieco sole") finché questo non si annulli in Dio per la salvezza di tutti.
Clizia, quindi, diventa "cristofora", immagine di Cristo, essendo come lui portatrice di salvezza per l'umanità e destinata alla sofferenza. Il poeta immagina già che nel suono delle sirene e delle campane che salutano i demoni si confonda il suono proveniente dal cielo che decreta la loro sconfitta, e che l'alba dell'indomani sia priva di orrore. L'immagine finale è quella di un paesaggio desolato, devastato, che diventa correlativo oggettivo di un Europa sconvolta dalla guerra. Da questa poesia si può notare quindi come per Montale l'arrivo di Hitler non sia un evento festoso, ma anzi luttuoso e portatore di disgrazie; per lui il nazismo e il fascismo non rappresentano un cambiamento positivo ma una manifestazione del male. Il poeta, però, ha voluto precisare che le poesie contenute nella raccolta "La Bufera e Altro", da cui è tratta anche "La Primavera Hitleriana" sono riferibili alla condizione storica degli anni '30 e '40, ma non si concludono in essa: per il lui il male è presente sempre e ovunque ma si hanno periodi in cui questo si concentra maggiormente; l'epoca dei totalitarismi ne è un esempio.