1. L. Domitio Ap. Claudio consulibus, discedens ab hibernis Caesar in Italiam, ut quotannis facere consuerat, legatis imperat quos legionibus praefecerat uti quam plurimas possent hieme naves aedificandas veteresque reficiendas curarent. Earum modum formamque demonstrat. Ad celeritatem onerandi subductionesque paulo facit humiliores quam quibus in nostro mari uti consuevimus, atque id eo magis, quod propter crebras commutationes aestuum minus magnos ibi fluctus fieri cognoverat; ad onera, ad multitudinem iumentorum transportandam paulo latiores quam quibus in reliquis utimur maribus. Has omnes actuarias imperat fieri, quam ad rem multum humilitas adiuvat. Ea quae sunt usui ad armandas naves ex Hispania apportari iubet. Ipse conventibus Galliae citeribris peractis in Illyricum proficiscitur, quod a Pirustis finitimam partem provinciae incursionibus vastari audiebat. Eo cum venisset, civitatibus milites imperat certumque in locum convenire iubet. Qua re nuntiata Pirustae legatos ad eum mittunt qui doceant nihil earum rerum publico factum consilio, seseque paratos esse demonstrant omnibus rationibus de iniuriis satisfacere. Accepta oratione eorum Caesar obsides imperat eosque ad certam diem adduci iubet; nisi ita fecerint, sese bello civitatem persecuturum demonstrat. Eis ad diem adductis, ut imperaverat, arbitros inter civitates dat qui litem aestiment poenamque constituant. 1. Sotto il consolato di Lucio Domizio e Appio Claudio, Cesare, nel lasciare i quartieri d'inverno per recarsi come ogni anno in Italia, ordina ai legati comandanti delle legioni di provvedere, durante l'inverno, alla costruzione del maggior numero possibile di navi e alla riparazione delle Vecchie. Fornisce precise istruzioni sulla loro struttura e dimensione: per facilitare le operazioni di carico e trarle più agevolmente in secco, dovevano essere più basse di quelle normalmente in uso per la navigazione nei nostri mari, tanto più che aveva osservato come le onde, per il continuo flusso e riflusso delle maree, si levassero in quei mari meno alte; per facilitare il trasporto del carico e del gran numero di animali da soma, dovevano essere un po' più larghe di quelle che usiamo negli altri mari. Ordina che siano tutte del tipo della nave leggera, cosa che si ottiene facilmente abbassando le murate. Ordina di far venire dalla Spagna il materiale necessario ad armarle. Egli, tenute le sessioni giudiziarie nella Gallia Citeriore, parte per l'Illirico, perché gli era stato riferito che i Pirusti sconfinavano nella nostra provincia devastando con incursioni le zone di confine. Appena giunto, ordina alle popolazioni di arruolare le truppe e di concentrarle in un luogo stabilito. A questa notizia, i Pirusti inviano ambasciatori per spiegare che le incursioni non erano frutto di una pubblica delibera e si dichiarano pronti a riparare in qualsiasi modo agli illeciti compiuti. Cesare, preso atto delle loro giustificazioni, impone ostaggi e fissa il termine per la loro consegna; dichiara di essere pronto a muovere guerra se non avessero ottemperato agli obblighi. Alla consegna degli ostaggi, avvenuta secondo gli ordini e nel giorno stabilito, egli nomina degli arbitri tra le nazioni, che dirimino le controversie e fissino l'entità del risarcimento.
   
2. His confectis rebus conventibusque peractis, in citeriorem Galliam revertitur atque inde ad exercitum proficiscitur. Eo cum venisset, circuitis omnibus hibernis, singulari militum studio in summa omnium rerum inopia circiter sescentas eius generis cuius supra demonstravimus naves et longas XXVIII invenit instructas neque multum abesse ab eo quin paucis diebus deduci possint. Collaudatis militibus atque eis qui negotio praefuerant, quid fieri velit ostendit atque omnes ad portum Itium convenire iubet, quo ex portu commodissimum in Britanniam traiectum esse cognoverat, circiter milium passuum XXX transmissum a continenti: huic rei quod satis esse visum est militum reliquit. Ipse cum legionibus expeditis IIII et equitibus DCCC in fines Treverorum proficiscitur, quod hi neque ad concilia veniebant neque imperio parebant Germanosque Transrhenanos sollicitare dicebantur. 2. Presi questi provvedimenti e tenute le sessioni giudiziarie, ritorna in Gallia Citeriore, e di là parte per raggiungere l'esercito. Appena giunto, ispeziona tutti i quartieri d'inverno e, grazie allo straordinario impegno dei soldati, nonostante la gravissima carenza di materiale, trova circa seicento navi del tipo precedentemente descritto e ventotto navi da guerra, già armate e quasi pronte per il varo, che si sarebbe potuto effettuare entro pochi giorni. Ampiamente elogiati i soldati e coloro che avevano diretto i lavori, impartisce le istruzioni e ordina di concentrarsi tutti a Porto Izio da dove sapeva che il passaggio in Britannia era più conveniente, una traversata di circa trenta miglia dal continente . Per portare a termine queste operazioni, lascia il presidio che gli sembra sufficiente, mentre egli stesso parte con quattro legioni senza bagagli e ottocento cavalieri per il paese dei Treviri, perché questi non partecipavano alle assemblee  né obbedivano agli ordini, e si diceva sollecitassero l'intervento dei Germani transrenani.
   
3. Haec civitas longe plurimum totius Galliae equitatu valet magnasque habet copias peditum Rhenumque, ut supra demonstravimus, tangit. In ea civitate duo de principatu inter se contendebant, Indutiomarus et Cingetorix; e quibus alter, simul atque de Caesaris legionumque adventu cognitum est, ad eum venit, se suosque omnes in officio futuros neque ab amicitia populi Romani defecturos confirmavit quaeque in Treveris gererentur ostendit. At Indutiomarus equitatum peditatumque cogere, eisque qui per aetatem in armis esse non poterant in silvam Arduennam abditis, quae ingenti magnitudine per medios fines Treverorum a flumine Rheno ad initium Remorum pertinet, bellum parare instituit. Sed posteaquam nonnulli principes ex ea civitate et familiaritate Cingetorigis adducti et adventu nostri exercitus perterriti ad Caesarem venerunt et de suis privatim rebus ab eo petere coeperunt, quoniam civitati consulere non possent, veritus ne ab omnibus desereretur Indutiomarus legatos ad Caesarem mittit: sese idcirco ab suis discedere atque ad eum venire noluisse, quo facilius civitatem in officio contineret, ne omnis nobilitatis discessu plebs propter imprudentiam laberetur: itaque esse civitatem in sua potestate, seseque, si Caesar permitteret, ad eum in castra venturum, suas civitatisque fortunas eius fidei permissurum. 3. Questo popolo possiede una cavalleria che è di gran lunga la migliore di tutta la Gallia e una numerosa fanteria, il suo territorio, come già abbiamo detto, giunge fino al Reno. Due uomini lottavano per la supremazia in questa nazione: Induziomaro e Cigetorige. Quest'ultimo, appena si seppe dell'arrivo di Cesare con le legioni, si recò da lui confermando la fedeltà, sua e dei suoi, agli impegni presi con il popolo romano e l'intenzione di non tradire i reciproci rapporti di amicizia. Induziomaro, invece, decise di raccogliere fanti e cavalieri, di far nascondere quanti per età non potevano portare armi nella foresta delle Ardenne che, in una vasta distesa, attraversa il territorio dei Treviri, dal fiume Reno alle frontiere dei Remi, e di prepararsi alla guerra. Ma dopo che non pochi capi di quel popolo, indotti dal prestigio di Cigetorige ed atterriti dall'arrivo del nostro esercito si furono presentati a Cesare con richieste fatte a titolo personale, dato che non potevano decidere per l'intera nazione, Induziomaro, temendo una generale defezione, mandò ambasciatori da Cesare che spiegassero per quale motivo non gli si era presentato: non aveva voluto lasciare il suo popolo per meglio garantire la fedeltà della nazione ed impedire che la plebe, approfittando dell'assenza di tutta la nobiltà, per imprudenza, venisse meno agli impegni assunti; in questo modo la nazione era sotto controllo e, se Cesare lo avesse permesso, egli sarebbe venuto all'accampamento e avrebbe affidato a lui se stesso e la propria nazione.
   
4. Caesar, etsi intellegebat qua de causa ea dicerentur quaeque eum res ab instituto consilio deterreret, tamen, ne aestatem in Treveris consumere cogeretur omnibus ad Britannicum bellum rebus comparatis, Indutiomarum ad se cum CC obsidibus venire iussit. His adductis, in eis filio propinquisque eius omnibus, quos nominatim evocaverat, consolatus Indutiomarum hortatusque est uti in officio maneret; nihilo tamen setius principibus Treverorum ad se convocatis hos singillatim Cingetorigi conciliavit, quod cum merito eius a se fieri intellegebat, tum magni interesse arbitrabatur eius auctoritatem inter suos quam plurimum valere, cuius tam egregiam in se voluntatem perspexisset. Id tulit factum graviter Indutiomarus, suam gratiam inter suos minui, et, qui iam ante inimico in nos animo fuisset, multo gravius hoc dolore exarsit. 4. Cesare, sebbene avesse capito per quale motivo gli si tenesse un tale discorso e che cosa avesse dissuaso Induziomaro dal persistere nell'iniziativa intrapresa, tuttavia, per non essere costretto a passare l'estate nel paese dei Treviri, mentre tutto era già pronto per la spedizione in Britannia, ordinò ad Induziomaro di presentarsi a lui con duecento ostaggi. Quando gli ostaggi gli furono consegnati, e tra questi il figlio di Induziomaro e tutti i parenti prossimi, che aveva espressamente richiesto nome per nome, Cesare lo rassicurò esortandolo a mantener fede agli impegni presi; ciò nonostante, convocati i capi dei Treviri, li fece accordare uno ad uno con Cigetorige, da un lato perché comprendeva che ciò lo ricompensava dei suoi meriti, dall'altro perché riteneva molto importante favorire presso i Treviri la presa di potere di un uomo che aveva mostrato nei suoi confronti una così eccellente disposizione. Induziomaro mal sopportò il colpo, che riduceva la sua influenza, ed egli, che già prima ci era stato ostile, concepì un risentimento ancora più profondo.
   
5. His rebus constitutis Caesar ad portum Itium cum legionibus pervenit. Ibi cognoscit LX naves, quae in Meldis factae erant, tempestate reiectas cursum tenere non potuisse atque eodem unde erant profectae revertisse; reliquas paratas ad navigandum atque omnibus rebus instructas invenit. Eodem equitatus totius Galliae convenit, numero milium quattuor, principesque ex omnibus civitatibus; ex quibus perpaucos, quorum in se fidem perspexerat, relinquere in Gallia, reliquos obsidum loco secum ducere decreverat, quod, cum ipse abesset, motum Galliae verebatur. 5. Regolata la questione, Cesare raggiunse con le legioni Porto Izio. Qui apprende che 60 navi costruite nel paese dei Meldi, respinte dal maltempo, non avevano potuto tenere la rotta ed erano tornate indietro. Trovò le altre pronte a salpare e armate di tutto punto. Nello stesso luogo si radunò la cavalleria proveniente da tutta la Gallia, che contava quattromila unità, insieme ai capi di tutte le nazioni. Di questi Cesare stabilì di lasciare in Gallia solo quei pochi della cui fedeltà era sicuro, e di portare con sé gli altri, in funzione di ostaggi, perché temeva, in sua assenza, una sollevazione della Gallia.