21. Germani multum ab hac consuetudine differunt. Nam neque druides habent, qui rebus divinis praesint, neque sacrificiis student. Deorum numero eos solos ducunt, quos cernunt et quorum aperte opibus iuvantur, Solem et Vulcanum et Lunam, reliquos ne fama quidem acceperunt. Vita omnis in venationibus atque in studiis rei militaris consistit: ab parvulis labori ac duritiae student. Qui diutissime impuberes permanserunt, maximam inter suos ferunt laudem: hoc ali staturam, ali vires nervosque confirmari putant. Intra annum vero vicesimum feminae notitiam habuisse in turpissimis habent rebus; cuius rei nulla est occultatio, quod et promiscue in fluminibus perluuntur et pellibus aut parvis renonum tegimentis utuntur magna corporis parte nuda. 21. 1 costumi dei Germani sono molto diversi. Non hanno druidi che presiedano al culto degli dèi, e si curano poco dei sacrifici. Riconoscono come dèi solo quelli che vedono e che manifestamente offrono i loro benefici: Sole, Vulcano e Luna, gli altri non li conoscono neanche di fama. Tutta la loro vita trascorre nella caccia e nell'esercizio assiduo delle armi; fin da piccoli si impegnano in attività dure e faticose. Quanto più un giovane rimane casto, tanto più sale nella considerazione del suo popolo; ritengono che questo aiuti a crescere in statura, ad aumentare le forze e il vigore. Conoscere donne prima dei vent'anni è considerato quanto mai sconveniente, anche se la cosa non è circondata da alcun mistero, dal momento che si bagnano tutti insieme nei fiumi e si coprono a mala pena con pelli e corti mantelli, che lasciano nuda gran parte del corpo.
   
22. Agriculturae non student, maiorque pars eorum victus in lacte, caseo, carne consistit. Neque quisquam agri modum certum aut fines habet proprios; sed magistratus ac principes in annos singulos gentibus cognationibusque hominum, qui una coierunt, quantum et quo loco visum est agri attribuunt atque anno post alio transire cogunt. Eius rei multas adferunt causas: ne adsidua consuetudine capti studium belli gerendi agricultura commutent; ne latos fines parare studeant, potentioresque humiliores possessionibus expellant; ne accuratius ad frigora atque aestus vitandos aedificent; ne qua oriatur pecuniae cupiditas, qua ex re factiones dissensionesque nascuntur; ut animi aequitate plebem contineant, cum suas quisque opes cum potentissimis aequari videat. 22. Non si occupano molto di agricoltura e il vitto consiste prevalentemente in latte, formaggio e carne. Nessuno ha in proprietà dei campi o possiede un determinato appezzamento di terra, ma i magistrati o i capi assegnano di anno in anno alle famiglie o a gruppi di parenti che convivono terreni nella quantità e nella zona che ritengono giusta, e di anno in anno li costringono a cambiare posto. Molte sono le cause che hanno determinato questa consuetudine: il timore che, vinti dalla costante abitudine, abbandonino per il lavoro dei campi l'esercizio delle armi; che vengano presi dal desiderio di ingrandire i propri possedimenti e i più potenti scaccino dai loro campi i più deboli; che costruiscano dimore più confortevoli per difendersi dal freddo o dal caldo; che nasca in loro l'amore per il danaro, che crea divisioni politiche e dissenso; per tenere a freno il popolo con l'equità, dal momento che ciascuno vede che la propria disponibilità è pari a quella dei più potenti.
   
23. Civitatibus maxima laus est quam latissime circum se vastatis finibus solitudines habere. Hoc proprium virtutis existimant, expulsos agris finitimos cedere, neque quemquam prope audere consistere; simul hoc se fore tutiores arbitrantur repentinae incursionis timore sublato. Cum bellum civitas aut illa tum defendit aut infert, magistratus, qui ei bello praesint, ut vitae necisque habeant potestatem, deliguntur. In pace nullus est communis magistratus, sed principes regionum atque pagorum inter suos ius dicunt controversiasque minuunt. Latrocinia nullam habent infamiam, quae extra fines cuiusque civitatis fiunt, atque ea iuventutis exercendae ac desidiae minuendae causa fieri praedicant. Atque ubi quis ex principibus in concilio dixit se ducem fore, qui sequi velint, profiteantur, consurgunt ei qui et causam et hominem probant suumque auxilium pollicentur atque ab multitudine collaudantur: qui ex his secuti non sunt, in desertorum ac proditorum numero ducuntur, omniumque his rerum postea fides derogatur. Hospitem violare fas non putant; qui quacumque de causa ad eos venerunt, ab iniuria prohibent, sanctos habent, hisque omnium domus patent victusque communicatur. 23. La gloria più grande di una nazione consiste nell'aver fatto il vuoto intorno a sé ed essere circondati da aree disabitate per un raggio il più ampio possibile. Ritengono segno distintivo della loro virtù guerriera che i popoli confinanti, espulsi dalle loro terre, emigrino, e che nessuno osi stanziarsi vicino a loro. Si sentono al tem­po stesso più sicuri, avendo in tal modo eliminato il pericolo di improvvise incursioni. Quando la nazione e in guerra, sia questa offensiva o difensiva, eleggono dei magistrati che dirigano le operazioni e abbiano potere di vita e di morte. In tempo di pace non vi sono magistrati comuni, ma i capi delle varie regioni e tribù amministrano la giustizia e dirimono le controversie tra gli abitanti. La razzia, compiuta al di fuori dei confini del paese, non è affatto considerata un reato, ma consigliata per tenere in esercizio la gioventù e combattere la pigrizia. E quando uno dei capi annuncia nell'assemblea di essere pronto a guidare una spedizione e invita chi vuole a seguirlo, si levano in piedi quelli che approvano l'iniziativa e il suo promotore, e promettono il loro aiuto tra il plauso generale. Chi poi non mantiene fede alla parola, viene considerato traditore e disertore, e perde completamente credito per l'avvenire. Recare offesa a un ospite è considerato un sacrilegio: chiunque, per qualsiasi motivo, si reca presso di loro, viene protetto e considerato sacro, viene accolto in tutte le case e ammesso a tutte le tavole.
   
24. Ac fuit antea tempus, cum Germanos Galli virtute superarent, ultro bella inferrent, propter hominum multitudinem agrique inopiam trans Rhenum colonias mitterent. Itaque ea quae fertilissima Germaniae sunt loca circum Hercyniam silvam, quam Eratostheni et quibusdam Graecis fama notam esse video, quam illi Orcyniam appellant, Volcae Tectosages occupaverunt atque ibi consederunt; quae gens ad hoc tempus his sedibus sese continet summamque habet iustitiae et bellicae laudis opinionem. Nunc quod in eadem inopia, egestate, patientia qua Germani permanent, eodem victu et cultu corporis utuntur; Gallis autem provinciarum propinquitas et transmarinarum rerum notitia multa ad copiam atque usus largitur, paulatim adsuefacti superari multisque victi proeliis ne se quidem ipsi cum illis virtute comparant. 24. In passato vi fu un'epoca in cui i Galli superavano in valore i Germani, li attaccavano per primi e, a causa della sovrappopolazione e della mancanza di terre coltivabili, colonizzavano le regioni al di là del Reno. Fu così che i Volci Tectosagi occuparono, per poi stanziarvisi, le terre più fertili della Germania, che circondano la selva Ercinia, della quale mi risulta abbia sentito parlare Eratostene, e qualche altro Greco, che la chiama Orcinia. Questa popolazione occupa tuttora quelle sedi e gode della più alta reputazione quanto a istituzioni e gloria militare. Anche attualmente i Germani continuano a vivere sopportando povertà e privazioni come in passato, senza aver cambiato nulla nelle loro abitudini alimentari e nella cura della persona, mentre i Galli, per la vicinanza delle nostre province e l'afflusso di merci dai paesi d'oltre mare, conducono una vita ricca ed agiata; si sono quindi gradatamente abituati a perdere e, vinti in molte battaglie, neppure loro osano paragonarsi ai Germani per valore.
   
25. Huius Hercyniae silvae, quae supra demonstrata est, latitudo novem dierum iter expedito patet: non enim aliter finiri potest, neque mensuras itinerum noverunt. Oritur ab Helvetiorum et Nemetum et Rauracorum finibus rectaque fluminis Danubi regione pertinet ad fines Dacorum et Anartium; hinc se flectit sinistrorsus diversis ab flumine regionibus multarumque gentium fines propter magnitudinem adtingit; neque quisquam est huius Germaniae, qui se aut adisse ad initium eius silvae dicat, cum dierum iter LX processerit, aut, quo ex loco oriatur, acceperit: multaque in ea genera ferarum nasci constat, quae reliquis in locis visa non sint; ex quibus quae maxime differant ab ceteris et memoriae prodenda videantur haec sunt. 25. La selva Ercinia , di cui prima abbiamo parlato, si estende in larghezza per nove giorni di marcia, viaggiando senza le salmerie; non è possibile determinarne l'ampiezza in altro modo, perché i Germaní non conoscono le misure per le distanze. Inizia dai territori degli Elvezi, dei Nemeti e dei Rauraci e, seguendo la direzione del fiume Danubio, raggiunge il paese dei Daci e degli Anarti. Di qua volge a sinistra, in regioni lontane dal fiume, toccando per la sua vastità le terre di molti popoli. Non c'è nessuno di questa parte della Germania che affermi di essere giunto agli estremi limiti di questa selva, pur avanzando per sessanta giorni di cammino, o che sappia da dove essa abbia inizio. Si sa che vi nascono molte specie di animali, che non compaiono in altri luoghi, tra le quali descriveremo le più singolari e, a nostro parere, degne di essere ricordate.