56.
Quibus rebus cognitis Caesar maturandum sibi censuit, si esset in
perficiendis pontibus periclitandum, ut prius quam essent maiores eo
coactae copiae dimicaret. Nam ut commutato consilio iter in provinciam
converteret, id ne metu quidem necessario faciendum existimabat; cum
infamia atque indignitas rei et oppositus mons Cevenna viarumque
difficultas impediebat, tum maxime quod abiuncto Labieno atque eis
legionibus quas una miserat vehementer timebat. Itaque admodum magnis
diurnis nocturnisque itineribus confectis contra omnium opinionem ad
Ligerem venit vadoque per equites invento pro rei necessitate opportuno,
ut brachia modo atque humeri ad sustinenda arma liberi ab aqua esse
possent, disposito equitatu qui vim fluminis refringeret, atque hostibus
primo aspectu perturbatis, incolumem exercitum traduxit frumentumque in
agris et pecoris copiam nactus repleto his rebus exercitu iter in Senones
facere instituit. |
56.
Saputo ciò, Cesare pensò di doversi decidere in fretta, se bisognava
rischiare un attacco durante la costruzione dei ponti, e combattere prima
che si radunassero in quel luogo truppe più numerose. Cambiare idea e
ripiegare verso la provincia, cosa che nessuno riteneva al momento
indispensabile, era impossibile, oltre che per la vergogna e il disonore
che ne sarebbero derivati, per l'ostacolo costituito dai monti Cevenne e
la difficoltà delle comunicazioni, ma molto di più per la grande
apprensione che Cesare nutriva per Labieno, che si trovava lontano con le
legioni affidate al suo comando. Perciò, a grandi tappe, marciando di
giorno e di notte, raggiunse contro ogni aspettativa la Loira. I cavalieri
trovarono un guado adatto, nei limiti imposti dalla situazione, dove si
poteva passare restando almeno con le braccia e le spalle fuori dall'acqua
per sostenere le armi. Disposta la cavalleria in modo da rompere la
violenza della corrente, e spaventati i nemici al suo primo apparire, portò
l'esercito incolume sulla riva opposta. Trovò nei campi frumento e
bestiame in grande quantità, con cui rifornì abbondantemente le truppe,
e decise di marciare verso il paese dei Senoni. |
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57.
Dum haec apud Caesarem geruntur, Labienus eo supplemento, quod nuper ex
Italia venerat, relicto Agedinci, ut esset impedimentis praesidio, cum
quattuor legionibus Lutetiam proficiscitur. Id est oppidum Parisiorum,
quod positum est in insula fluminis Sequanae. Cuius adventu ab hostibus
cognito magnae ex finitimis civitatibus copiae convenerunt. Summa imperi
traditur Camulogeno Aulerco, qui prope confectus aetate tamen propter
singularem scientiam rei militaris ad eum est honorem evocatus. Is cum
animadvertisset perpetuam esse paludem, quae influeret in Sequanam atque
illum omnem locum magnopere impediret, hic consedit nostrosque transitu
prohibere instituit. |
57.
Mentre questo accadeva sul fronte di Cesare, Labieno, lasciato di
guarnigione presso le salmerie, ad Agedinco, il reparto di complemento
giunto da poco dall'Italia, punta su Lutezia con quattro legioni. E questa
una città dei Parisi situata su un'isola del fiume Senna. Quando i nemici
seppero del suo arrivo, si riunirono qui forti contingenti di truppe
provenienti dalle nazioni vicine. Il comando supremo fu affidato all'Aulerco
Camulogene che, pur essendo in età molto avanzata, fu chiamato alla
carica per la sua straordinaria esperienza militare. Avendo questi notato
l'esistenza di una palude ininterrotta che confluiva nella Senna,
bloccando completamente l'accesso alla zona, vi si attestò deciso
ad impedire ai nostri il passaggio. |
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58.
Labienus primo vineas agere, cratibus atque aggere paludem explere atque
iter munire conabatur. Postquam id difficilius confieri animadvertit,
silentio e castris tertia vigilia egressus eodem quo venerat itinere
Metiosedum pervenit. Id est oppidum Senonum in insula Sequanae positum, ut
paulo ante de Lutetia diximus. Deprensis navibus circiter quinquaginta
celeriterque coniunctis atque eo militibus iniectis et rei novitate
perterritis oppidanis, quorum magna pars erat ad bellum evocata, sine
contentione oppido potitur. Refecto ponte, quem superioribus diebus hostes
resciderant, exercitum traducit et secundo flumine ad Lutetiam iter facere
coepit. Hostes re cognita ab eis, qui Metiosedo fugerant, Lutetiam incendi
pontesque eius oppidi rescindi iubent; ipsi profecti a palude ad ripas
Sequanae e regione Lutetiae contra Labieni castra considunt. |
58.
In un primo momento Labieno tentò di far avanzare le vinee, di colmare la
palude con graticci e terra di riporto, creandovi un passaggio. Quando si
accorse che l'impresa presentava troppe difficoltà, uscito in silenzio
dall'accampamento alla terza vigilia,
ripiegò
su MetIosedo,
ripercorrendo
la strada per la quale era venuto. E questa una città dei Senoni
anch'essa situata, come abbiamo detto di Lutezia, su un'isola della Senna.
Impadronitosi di circa cinquanta imbarcazioni, le unisce rapidamente le
une alle altre e vi fa passare i soldati, cogliendo di sorpresa, con
l'insolita manovra, gli abitanti della città, gran parte dei quali erano
partiti per la guerra. Senza colpo ferire occupa la città. Ricostruito il
ponte che i nemici avevano tagliato nei giorni precedenti, fa passare
l'esercito sull'altra riva e punta su Lutezia seguendo il corso del fiume.
I
nemici, informati da coloro che erano fuggiti da Matlosedo, ordinano di
incendiare Lutezia e di tagliare i ponti che conducevano alla città;
lasciata poi la palude, si attestano sulla riva della Senna di fronte
all'accampamento di Labieno |
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59.
Iam Caesar a Gergovia discessisse audiebatur, iam de Aeduorum defectione
et secundo Galliae motu rumores adferebantur, Gallique in colloquiis
interclusum itinere et Ligeri Caesarem inopia frumenti coactum in
provinciam contendisse confirmabant. Bellovaci autem defectione Aeduorum
cognita, qui ante erant per se infideles, manus cogere atque aperte bellum
parare coeperunt. Tum Labienus tanta rerum commutatione longe aliud sibi
capiendum consilium atque antea senserat intellegebat, neque iam, ut
aliquid adquireret proelioque hostes lacesseret, sed ut incolumem
exercitum Agedincum reduceret, cogitabat. Namque altera ex parte Bellovaci,
quae civitas in Gallia maximam habet opinionem virtutis, instabant,
alteram Camulogenus parato atque instructo exercitu tenebat; tum legiones
a praesidio atque impedimentis interclusas maximum flumen distinebat.
Tantis subito difficultatibus obiectis ab animi virtute auxilium petendum
videbat. |
59.
Correva già voce che Cesare avesse abbandonato l'assedio di Gergovia, già
arrivavano notizie della defezione degli Edui e del successo della
sollevazione generale, e i Galli, nei loro colloqui, confermavano che
Cesare, la cui marcia era stata bloccata anche dalla Loira, costretto
dalla mancanza di viveri, si stava dirigendo verso la provincia. I
Bellovaci, poi, già da prima infidi, saputo della defezione degli Edui,
si diedero a radunare truppe e a preparare apertamente la guerra. Labieno,
comprendendo che in una situazione così mutata doveva completamente
cambiare i suoi piani, non penso più
a
riportare dei successi e a ingaggiare combattimenti con il nemico, ma a
riportare l'esercito incolume ad Agedinco. Era infatti minacciato da un
lato dai Bellovaci, una nazione che in Gallia ha fama di grande valore, e
aveva Camulogene con un esercito pronto a combattere dall'altro; inoltre
un gran fiume
scorreva
tra le legioni ed il presidio di Agedinco, dove erano le salmerie. Di
fronte a difficoltà così grandi e improvvise si rendeva conto di dover
fare appello al coraggio. |
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60.Sub
vesperum consilio convocato cohortatus ut ea quae imperasset diligenter
industrieque administrarent, naves, quas Metiosedo deduxerat, singulas
equitibus Romanis attribuit, et prima confecta vigilia quattuor milia
passuum secundo flumine silentio progredi ibique se exspectari iubet.
Quinque cohortes, quas minime firmas ad dimicandum esse existimabat,
castris praesidio relinquit; quinque eiusdem legionis reliquas de media
nocte cum omnibus impedimentis adverso flumine magno tumultu proficisci
imperat. Conquirit etiam lintres: has magno sonitu remorum incitatus in
eandem partem mittit. Ipse post paulo silentio egressus cum tribus
legionibus eum locum petit quo naves appelli iusserat. |
60.
Convocato quindi il consiglio verso sera, dopo aver esortato i suoi
ufficiali ad eseguire con diligenza e prontamente gli ordini, affida
ciascuna delle imbarcazioni che aveva preso a Metlosedo a un cavaliere
romano, con l'ordine di discendere in silenzio il fiume dopo la prima
vigilia
per
quattro miglia e di aspettarlo lì. Lascia di guarnigione al campo cinque
coorti, che riteneva poco valide in combattimento; ordina alle altre
cinque della stessa legione di risalire il fiume con tutte le salmerie
facendo molto rumore. Si procura anche delle zattere e le fa procedere
nella stessa direzione con gran strepito di remi. Poco tempo dopo lascia
in silenzio il campo con tre legioni in direzione del luogo dove le
imbarcazioni avevano l'ordine di prendere terra. |