36. Re bene gesta Caninius ex captivis comperit partem copiarum cum Drappete esse in castris a milibus longe non amplius XII. Qua re ex compluribus cognita, cum intellegeret fugato duce altero perterritos reliquos facile opprimi posse, magnae felicitatis esse arbitrabatur neminem ex caede refugisse in castra qui de accepta calamitate nuntium Drappeti perferret. Sed in experiendo cum periculum nullum videret, equitatum omnem Germanosque pedites, summae velocitatis homines, ad castra hostium praemittit; ipse legionem unam in trina castra distribuit, alteram secum expeditam ducit. Cum propius hostes accessisset, ab exploratoribus quos praemiserat cognoscit castra eorum, ut barbarorum fere consuetudo est, relictis locis superioribus ad ripas fluminis esse demissa; at Germanos equitesque imprudentibus omnibus de improviso advolasse proeliumque commisisse. Qua re cognita legionem armatam instructamque adducit. Ita repente omnibus ex partibus signo dato loca superiora capiuntur. Quod ubi accidit, Germani equitesque signis legionis visis vehementissime proeliantur. Confestim cohortes undique impetum faciunt omnibusque aut interfectis aut captis magna praeda potiuntur. Capitur ipse eo proelio Drappes. 36. Dopo quest'azione fortunata, Caninio viene a sapere dai prigionieri che parte delle truppe si trovava con Drappete al campo, a non più di dodici miglia. La notizia viene confermata da molte altre fonti: era evidente che, messo in fuga uno dei due capi, sarebbe stato facile gettare gli altri nel panico e schiacciarli; sarebbe stata inoltre una grande fortuna, se nessuno fosse scampato alla strage per riferire a Drappete, al campo,, la notizia della sconfitta subita. Ma poiché non vedeva alcun rischio nel fare un tentativo, manda avanti verso l'accampamento nemico tutta la cavalleria e la fanteria germanica, estremamente veloce; egli stesso, dopo aver distri­buito una legione nei tre accampamenti, conduce con sé l'altra in assetto di combattimento. Giunto a breve distanza dal nemico, viene informato dagli esploratori, dai quali si era fatto precedere, che i barbari, secondo la loro consuetudine, avevano lasciato le alture per collocare il campo sulle rive del fiume e che i Germani e la cavalleria li avevano assaliti all'improvviso, prendendoli alla sprovvista, ed avevano attaccato battaglia. A questa notizia Caninio fa avanzare la legione armata in ordine di battaglia. Così, al segnale, i nostri occupano rapidamente tutte le alture circostanti. Effettuata la manovra, i Germani e la cavalleria, viste le insegne della legione, combattono con foga ancora maggiore. Immediatamente le coorti attaccano da ogni parte e, dopo aver ucciso o catturato tutti i nemici, raccolgono un grande bottino. Drappete stesso viene fatto prigioniero durante lo scontro.
   
37. Caninius felicissime re gesta sine ullo paene militis vulnere ad obsidendos oppidanos revertitur externoque hoste deleto, cuius timore antea dividere praesidia et munitione oppidanos circumdare prohibitus erat, opera undique imperat administrari. Venit eodem cum suis copiis postero die Gaius Fabius partemque oppidi sumit ad obsidendum. 37. Portata a termine con grande successo l'operazione, senza quasi subire perdite, Caninio torna ad assediare la città, dopo essersi sbarazzato dei nemici all'esterno, per timore dei quali non aveva potuto, prima, distribuire i presidi e portare a termine le opere di fortificazione; ordina quindi che vengano completati i la­vori. Il giorno dopo arriva Gaio Fabio con le sue truppe e si assume il compito di assediare una parte della città.
   
38. Caesar interim M. Antonium quaestorem cum cohortibus XV in Bellovacis relinquit, ne qua rursus novorum consiliorum capiendorum Belgis facultas daretur. Ipse reliquas civitates adit, obsides plures imperat, timentes omnium animos consolatione sanat. Cum in Carnutes venisset, quorum in civitate superiore commentario Caesar exposuit initium belli esse ortum, quod praecipue eos propter conscientiam facti timere animadvertebat, quo celerius civitatem timore liberaret, principem sceleris illius et concitatorem belli, Gutruatum, ad supplicium depoposcit. Qui etsi ne civibus quidem suis se committebat, tamen celeriter omnium cura quaesitus in castra perducitur. Cogitur in eius supplicium Caesar contra suam naturam concursu maximo militum, qui ei omnia pericula et detrimenta belli accepta referebant, adeo ut verberibus exanimatum corpus securi feriretur. 38. Nel frattempo, Cesare lascia il questore Marco Antonio con quindici coorti nel paese dei Bellovaci, per impedire ai Belgi qualsiasi ulteriore tentativo di rivolta. Si reca personalmente presso le altre nazioni, impone di nuovo ostaggi, riporta alla ragione, rassicurandoli, gli animi di tutti in preda alla paura. Quando giunse nel paese dei Carnuti, dalla cui nazione, come Cesare ha esposto nel precedente commentario, aveva avuto origine la rivolta, poiché li vedeva particolarmente allarmati, nella consapevolezza della loro colpa, per liberare più in fretta la popolazione dal timore, chiede che gli venga consegnato per giustiziarlo Gutuatro, responsabile di quel delitto e istigatore della guerra. Sebbene questi non si fidasse più nemmeno dei suoi concittadini, tuttavia, ricercato con cura da tutti, fu in breve condotto al campo. Facendo forza alla sua indole, Cesare fu costretto a condannarlo, pressato dalle insistenti richieste dei soldati, che ritenevano Gutuatro responsabile di tutti i pericoli e i danni che avevano sofferto nella guerra da lui suscitata, fu quindi fustigato fino a perdere conoscenza prima di essere finito con la scure.
   
39. Ibi crebris litteris Canini fit certior quae de Drappete et Lucterio gesta essent, quoque in consilio permanerent oppidani. Quorum etsi paucitatem contemnebat, tamen pertinaciam magna poena esse adficiendam iudicabat, ne universa Gallia non sibi vires defuisse ad resistendum Romanis, sed constantiam putaret, neve hoc exemplo ceterae civitates locorum opportunitate fretae se vindicarent in libertatem, cum omnibus Gallis notum esse sciret reliquam esse unam aestatem suae provinciae, quam si sustinere potuissent, nullum ultra periculum vererentur. Itaque Q. Calenum legatum cum legionibus reliquit qui iustis itineribus subsequeretur; ipse cum omni equitatu quam potest celerrime ad Caninium contendit. 39. Mentre si trovava in questo luogo, Cesare viene informato con frequenti messaggi da Caninio su quanto aveva fatto riguardo a Drappete e Lutterio, e dell'ostinata resistenza degli abitanti di Uxelloduno. Per quanto la consistenza delle loro forze gli sembrasse irrilevante, Cesare riteneva tuttavia di dover punire con estrema severità la loro ostinazione, affinché l'intera Gallia non arrivasse alla conclusione che, nella resistenza contro i Romani, non le forze le avessero fatto difetto, ma la costanza, e le altre nazioni, seguendo il loro esempio, non tentassero di riconquistare la libertà confidando nei vantaggi offerti dalla conformazione naturale del territorio, ben sapendo come fosse noto a tutta la Gallia che quella era l'ultima estate del suo governo proconsolare  e che, se fossero riusciti a resistere, non avrebbero poi avuto più nulla da temere. Lascia quindi il legato Quinto Caleno  con due legioni, perché lo segua con il normale ritmo di marcia, mentre lui, con tutta la cavalleria, si dirige alla volta di Caninio il più velocemente possibile.
   
40. Cum contra exspectationem omnium Caesar Vxellodunum venisset oppidumque operibus clausum animadverteret neque ab oppugnatione recedi videret ulla condicione posse, magna autem copia frumenti abundare oppidanos ex perfugis cognosset, aqua prohibere hostem temptare coepit. Flumen infimam vallem dividebat, quae totum paene montem cingebat, in quo positum erat praeruptum undique oppidum Vxellodunum. Hoc avertere loci natura prohibebat: in infimis enim sic radicibus montis ferebatur, ut nullam in partem depressis fossis derivari posset. Erat autem oppidanis difficilis et praeruptus eo descensus, ut prohibentibus nostris sine vulneribus ac periculo vitae neque adire flumen neque arduo se recipere possent ascensu. Qua difficultate eorum cogmta Caesar sagittariis funditoribusque dispositis, tormentis etiam quibusdam locis contra facillimos descensus collocatis aqua fluminis prohibebat oppidanos. 40. Quando, contro ogni aspettativa, Cesare giunse a Uxelloduno, vide che la città era completamente bloccata dalla opere d'assedio e che a nessun costo si poteva abbandonare l'impresa; informato poi dai disertori che gli assediati erano ben provvisti di viveri cominciò a tentare di tagliare ai nemici i rifornimenti d'acqua. Nel mezzo di una valle profonda scorreva un fiume che circondava quasi completamente il monte sul quale sorgeva Uxelloduno. La conformazione naturale della zona non permetteva di deviare il fiume, che scorreva così rasente. alla base della montagna da non lasciare spazio allo scavo di fosse di derivazione. D'altra parte, anche gli assediati potevano raggiungerlo solo attraverso un camminamento difficile e scosceso: se i nostri li avessero ostacolati, non avrebbero potuto raggiungere il fiume né ritirarsi per quell'erta salita, senza rischiare di essere colpiti o di mettere a repentaglio la loro vita. Individuato questo punto debole, Cesare, fatti appostare arcieri e frombolieri, e collocate macchine da lancio davanti ai passaggi più agevoli della discesa, impediva agli assediati di attingere acqua dal fiume.