6. Caesar tempore anni difficillimo, cum satis haberet convenientes manus dissipare, ne quod initium belli nasceretur, quantumque in ratione esset, exploratum haberet sub tempus aestivorum nullum summum bellum posse conflari, Gaium Trebonium cum duabus legionibus, quas secum habebat, in hibernis Cenabi collocavit; ipse, cum crebris legationibus Remorum certior fieret Bellovacos, qui belli gloria Gallos omnes Belgasque praestabant, finitimasque his civitates duce Correo Bellovaco et Commio Atrebate exercitus comparare atque in unum locum cogere, ut omni multitudine in fines Suessionum, qui Remis erant attributi, facerent impressionem, pertinere autem non tantum ad dignitatem sed etiam ad salutem suam iudicaret nullam calamitatem socios optime de re publica meritos accipere, legionem ex hibernis evocat rursus undecimam; litteras autem ad Gaium Fabium mittit, ut in fines Suessionum legiones duas quas habebat adduceret, alteramque ex duabus ab Labieno arcessit. Ita, quantum hibernorum opportunitas bellique ratio postulabat, perpetuo suo labore in vicem legionibus expeditionum onus iniungebat. 6. Cesare, giudicando sufficiente, al culmine della cattiva stagione, disperdere i gruppi che si formavano per prevenire l'inizio di una guerra, e avendo accertato, per quanto era umanamente possibile prevedere, che prima dell'estate non sarebbe scoppiato nessun importante conflitto, affidò a Gaio Trebonio le due legioni che aveva con sé, con l'ordine di svernare a Cenabo; mentre lui, poi­ché frequenti ambasciate da parte dei Remi lo avvertivano che i Bellovaci, il cui valore guerresco è superiore a quello di tutti i Galli e dei Belgi, uniti alle nazioni vicine, sotto la guida del Bellovaco Correo e dell'Atrebate Commio, stavano preparando un esercito e si stavano concentrando per fare irruzione nelle terre dei Suessioni, sottoposti ai Remi, giudicando d'altra parte che non solo la sua dignità, ma anche il suo interesse esigevano che alleati benemeriti verso la repubblica non subissero alcun danno, richiama dagli accampamenti d'inverno l'XI legione, manda una lettera a Gaio Fabio con l'ordine di portare.nelle terre dei Suessioni le sue due legioni, e chiede una delle sue due a Labieno. Così, per quanto lo permettevano la ripartizione dei quartieri d'inverno e la conduzione della guerra, faceva sopportare a turno alle legioni il peso delle campagne, senza concedersi alcun riposo
   
7. His copiis coactis ad Bellovacos proficiscitur castrisque in eorum finibus positis equitum turmas dimittit in omnes partes ad aliquos excipiendos ex quibus hostium consilia cognosceret. Equites officio functi renuntiant paucos in aedificiis esse inventos, atque hos, non qui agrorum colendorum causa remansissent (namque esse undique diligenter demigratum), sed qui speculandi causa essent remissi. A quibus cum quaereret Caesar quo loco multitudo esset Bellovacorum quodve esset consilium eorum, inveniebat Bellovacos omnes qui arma ferre possent in unum locum convenisse, itemque Ambianos, Aulercos, Caletos, Veliocasses, Atrebatas; locum castris excelsum in silva circumdata palude delegisse, impedimenta omnia in ulteriores silvas contulisse. Complures esse principes belli auctores, sed multitudinem maxime Correo obtemperare, quod ei summo esse odio nomen populi Romani intellexissent. Paucis ante diebus ex his castris Atrebatem Commium discessisse ad auxilia Germanorum adducenda; quorum et vicinitas propinqua et multitudo esset infinita. Constituisse autem Bellovacos omnium principum consensu, summa plebis cupiditate, si, ut diceretur, Caesar cum tribus legionibus veniret, offerre se ad dimicandum, ne miseriore ac duriore postea condicione cum toto exercitu decertare cogerentur; si maiores copias adduceret, in eo loco permanere quem delegissent, pabulatione autem, quae propter anni tempus cum exigua tum disiecta esset, et frumentatione et reliquo commeatu ex insidiis prohibere Romanos. 7. Riunite le truppe, si mette in marcia verso il paese dei Bellovaci e, posto l'accampamento sul loro territorio, manda in tutte le direzioni squadroni di cavalleria per fare prigionieri dai quali poter apprendere quali fossero le intenzioni del nemico. I cavalieri, adempiuto al loro incarico, riferiscono di aver trovato solo pochi uomini nei casali, che certo non vi erano rimasti per coltivare i campi, visto che il territorio era stato completamente evacuato, ma che erano stati rimandati indietro per spiare. Interrogati da Cesare sul luogo in cui si era radunato il grosso dei Bellovaci e sui loro piani, risposero che tutti i Bellovaci atti alle armi si erano concentrati in un sol luogo, insieme agli Ambiani, agli Aulerci, ai Caleti, ai Veliocassi e agli Atrebati: avevano scelto per accamparsi una zona in posizione elevata all'interno di un bosco, circondata da una palude; le salmerie erano state raccolte in altri boschi più lontani. Molti erano i capi promotori della guerra, ma la massa obbediva soprattutto a Correo, perché lo sapevano animato da un violentissimo odio contro il popolo romano. Pochi giorni prima, l'Atrebate Commio si era allontanato dal campo per andare a prendere i rinforzi inviati dai Germani, che erano molto vicini e in numero assai considerevole. I Bellovaci avevano inoltre stabilito, con il consenso unanime dei capi e l'entusiastica approvazione del popolo, che se, come si diceva, Cesare fosse arrivato con tre sole legioni, avrebbero offerto battaglia, per non essere costretti ad affrontare in un secondo tempo l'esercito al completo, in condizioni meno fortunate e più difficili; se invece avesse condotto un maggior quantitativo di truppe, non si sarebbero allontanati dalla postazione prescelta, ma avrebbero impedito con imboscate ai Romani di rifornirsi di foraggio che, data la stagione, era poco e disperso, nonché di procurarsi grano ed altri viveri.
   
8. Quae Caesar consentientibus pluribus cum cognosset atque ea quae proponerentur consilia plena prudentiae longeque a temeritate barbarorum remota esse iudicaret, omnibus rebus inserviendum statuit, quo celerius hostis contempta sua paucitate prodiret in aciem. Singularis enim virtutis veterrimas legiones VII, VIII, VIIII habebat, summae spei delectaeque iuventutis XI, quae octavo iam stipendio tamen in collatione reliquarum nondum eandem vetustatis ac virtutis ceperat opinionem. Itaque consilio advocato, rebus eis quae ad se essent delatae omnibus expositis animos multitudinis confirmat. Si forte hostes trium legionum numero posset elicere ad dimicandum, agminis ordinem ita constituit, ut legio septima, octava, nona ante omnia irent impedimenta, deinde omnium impedimentorum agmen, quod tamen erat mediocre, ut in expeditionibus esse consuevit, cogeret undecima, ne maioris multitudinis species accidere hostibus posset quam ipsi depoposcissent. Hac ratione paene quadrato agmine instructo in conspectum hostium celerius opinione eorum exercitum adducit. 8. Quando Cesare si trovò in possesso di queste informazioni, confermate anche da molte altre fonti, giudicando il piano che gli veniva esposto molto prudente e lontanissimo dalla consueta temerarietà dei barbari, decise di dover fare assolutamente in modo che il nemico, sottovalutando il numero dei suoi effettivi, desse battaglia al più presto. Aveva con sé la VII, VIII e la IX legione, le più anziane e di singolare valore, e l'XI, dalla quale ci si poteva attendere molto, formata di elementi giovani e scelti, ma che, benché fosse al suo ottavo anno di servizio, non aveva ancora raggiunto, paragonata alle altre, la stessa reputazione di provato valore. Convoca quindi il consiglio di guerra, espone quanto gli era stato rivelato e rafforza il coraggio delle truppe. Per cercare di attirare il nemico al combattimento facendogli credere di avere con sé sol­tanto tre legioni, regola l'ordine di marcia in modo che la VII, VIII e la IX legione marciassero avanti, seguite da tutte le salmerie, che formavano tuttavia una colonna di modeste dimensioni, come normalmente accade durante le spedizioni;l'XI legione avrebbe chiuso la marcia; questo allo scopo di evitare di mostrare ai nemici un numero di effettivi maggiore di quello che si augurava di trovare. In tal modo, procedendo con la colonna schierata quasi in quadrato, Cesare conduce l'esercito in vista del nemico prima di quanto questi non si aspettasse.
   
9. Cum repente instructas velut in acie certo gradu legiones accedere Galli viderent, quorum erant ad Caesarem plena fiduciae consilia perlata, sive certamiuis periculo sive subito adventu sive exspectatione nostri consili copias instruunt pro castris nec loco superiore decedunt. Caesar, etsi dimicare optaverat, tamen admiratus tantam multitudinem hostium valle intermissa magis in altitudinem depressa quam late patente castra castris hostium confert. Haec imperat vallo pedum XII muniri, loriculam pro [hac] ratione eius altitudinis inaedificari; fossam duplicem pedum denum quinum lateribus deprimi directis; turres excitari crebras in altitudinem trium tabulatorum, pontibus traiectis constratisque coniungi, quorum frontes viminea loricula munirentur; ut ab hostibus duplici fossa, duplici propugnatorum ordine defenderentur, quorum alter ex pontibus, quo tutior altitudine esset, hoc audacius longiusque permitteret tela, alter, qui propior hostem in ipso vallo collocatus esset, ponte ab incidentibus telis tegeretur. Portis fores altioresque turres imposuit. 9. All'improvviso apparire delle legioni, che avanzavano con passo sicuro, schierate quasi a battaglia, i Galli, che avevano preso le coraggiose risoluzioni di cui Cesare era al corrente, forse intimoriti dal rischio della battaglia, oppure dal nostro arrivo improvviso, o in attesa di una nostra mossa, schierano le loro truppe davanti all'accampamento, senza muoversi dall'altura. Cesare, sebbene avesse optato per lo scontro, stupito tuttavia alla vista di una tale moltitudine di nemici, dai quali lo separava una valle più profonda che larga, stabilisce il campo di fronte a quello del nemico. Ordina che venga circondato da un vallo di dodici piedi, con un parapetto proporzionato alla sua altezza, fa scavare una doppia trincea larga quindici piedi a pareti verticali, fa costruire molte torri alte tre piani, ravvicinate e collegate da ponti coperti, protetti sul davanti da un parapetto di vimini, in modo che il campo fosse difeso da un duplice fossato e da un doppio ordine di difensori, uno dei quali, dai ponti, meno esposto perché collocato più in alto, con maggiore audacia e più lontano lanciasse i proiettili, mentre l'altro, collocato più vicino al nemico, sul vallo, rimaneva protetto dai ponti dalla caduta dei proiettili. Fece mettere alle porte battenti e torri più alte.
   
10. Huius munitionis duplex erat consilium. Namque et operum magnitudinem et timorem suum sperabat fiduciam barbaris allaturum, et cum pabulatum frumentatumque longius esset proficiscendum, parvis copiis castra munitione ipsa videbat posse defendi. Interim crebro paucis utrimque procurrentibus inter bina castra palude interiecta contendebatur; quam tamen paludem nonnumquam aut nostra auxilia Gallorum Germanorumque transibant acriusque hostes insequebantur, aut vicissim hostes eadem transgressi nostros longius summovebant. Accidebat autem cotidianis pabulationibus (id quod accidere erat necesse, cum raris disiectisque ex aedificius pabulum conquireretur), ut impeditis locis dispersi pabulatores circumvenirentur; quae res, etsi mediocre detrimentum iumentorum ac servorum nostris adferebat, tamen stultas cogitationes incitabat barbarorum, atque eo magis, quod Commius, quem profectum ad auxilia Germanorum arcessenda docui, cum equitibus venerat; qui, tametsi numero non amplius erant quingenti, tamen Germanorum adventu barbari nitebantur. 10. Questa fortificazione era stata costruita con un duplice scopo: l'imponenza delle costruzioni doveva indurre i barbari a credere che si avesse paura di loro e servire da sola di difesa al campo, con l'impiego di poche truppe, nel caso ci si dovesse allontanare molto in cerca di foraggio e frumento. Accadeva di frequente che da una parte e dall'altra avanzassero piccoli gruppi, che si scontravano nella palude situata tra i due accampamenti; ma accadeva anche talvolta che le nostre truppe ausiliarie di Galli o di Germani attraversassero la palude inseguendo con accanimento i nemici, o che i nemici, a loro volta, respingessero i nostri più lontano. Accadeva anche che, nelle quotidiane missioni alla ricerca di foraggio, i nostri foraggiatori, dispersi in luoghi di difficile accesso, venissero circondati; inconveniente inevitabile, dato che dovevano andare a procurarsi il foraggio in casolari sparsi e lontani. Benché questi incidenti ci procurassero perdite poco rilevanti di servi e animali da soma, suscitavano tuttavia nei barbari vane speranze, tanto più che Commio, partito, come ho detto, per chiedere rinforzi ai Germani, era tornato con un contingente di cavalleria che, sebbene non contasse più di cinquecento unità, con la sua sola presenza esaltava i barbari.