XX. [Esopo ed il servo profugo]


(Che) non bisogna aggiungere male al mae

Uno schiavo fuggendo un padrone di carattere duro
corse da Esopo, conosciuto nel vicinato.
”Perché tu (sei) sconvolto?” “Dirò chiaramente a te, padre,
infatti sei degno di esser chiamato con tale nome,
perché presso di te si depone con sicurezza una lamentela.
Le bastonare sopravanzano, ma le cibarie mi mancamo.
Sovente sono mantato in fattoria senza provvista.
Se si cena in casa, sto in piedi tutte le notti;
e se è invitato, giaccio sulla strada fino alla luce.
Ho meritato la libertà, servo (anche se) vecchio.
Se mi fossi consapevole di qualche colpa,
sopporterei con animo calmo. Mai son stato fatto sazio,
ed inoltre infelice sopporto un padrone crudele.
Per questei motivi e quelle che è lungo esprimere
decisi di scappare dove i piedi avessero portato.”
”Dunque, disse, ascolta: non avendo fatto nulla di male,
sperimenti questi svantaggi, come riferisci,;
Cosa, se avessi sbagliato? Quali cose pensi avresti sopportato?” Con tale consiglio fu distolto dalla fuga.