XV. Il cane all’ agnello


Ad un agnello che belava tra le caprette il cane
”Stolto, disse, sbagli; non è qui tua madre.”
E mostrò lontano le pecore riunite.
”Non cerco quella che quando è piaciuto concepisce,
poi porta un peso ignoto per dei mesi stabiliti,
infine scarica la soma caduta;
ma quella che mi nutre, offerta la mammella,
e deruba i figli del latte perché non manchi a me.”
”Tuttavia è più importante quella che ti partorì.” “Non così.
Certamente diede il grande beneficio con la nascita,
perché aspettassi il macellaio per le singole ore.
Donde seppe lei se nascevo nero o bianco?
Orsù dunque, se avesse voluto partorire una femmina,
cosa sarebbe importato se venivo creato maschio?
Ma il potere di lei ner generare fu nullo,
perché sarebbe più importante di questa che ebbe compassione di me giacente e spontaneamente presta dolce benevolenza? La bontà rende genitori, non la necessità.”
L’autore volle mostrare con questi versi
che gli uomini si oppongono alle leggi, son presi dai meriti.