XXIII. A proposito di Simonide


L’uomo dotto ha sempre la ricchezze in sé.
Simonide, che scrisse un famoso canto,
per sopportare più facilmente la povertà,
cominciò a girare le nobili città dell’Asia,
cantando, ricevuta la paga, la lode dei vincitori.
Lamentatosi di questo genere dopo che diventò ricco,
volle ritornare in patria con rotta di mare;
ed era, come dicono, nato nell’isola di Ceo.
Salì sulla nave; ma una terribile tempesta e la vecchiaia
insieme la sfasciò in mezzo al mare.
Questi raccolgono le cinture, quelli le cose preziose,
aiuto della vita: Uno piuttosto curioso:
”Simonie, tu non prendi nulla tra le tue ricchezze?”
”Le mie cose, disse, sono tutte con me”. Allora pochi nuotano, poiché parecchi gravati dal peso erano periti.
Si presentano i predoni, rubano ciò che ciascuno ha preso, nudi li lasciano. Per caso ci fu vicino Clazomene
antica città, verso cui i naufraghi si diressero.
Qui uno dedito allo studio delle lettere,
che spesso aveva letto i versi di Simonie,
ed era grandissimo ammiratore dell’assente,
conosciuto dallo stesso parlare molto volentieri
lo ricevette presso di sé;  adornò il personaggiodi veste, monete, servitù. Gli altri portano la loro tavoletta,
chiedendo cibo. E come per caso Simonie li vide
davanti: “ Lo dissi, osserva, che tutte le mie
cose erano con me; voi quello che prendeste, perì.”