VII. Flautista principe


Quando un animo vuoto preso da aria frivola
si procurò una insolita fiducia,
facilmente la stolta leggerezza è portata alla derisione.
Un principe flautista fu per un poco abbastanza noto,
solito dare in scena aiuto a Batillo.
Costui per caso durante i giochi, non ricordo abbastanza in quali, mentre è preso dalla macchina, cadde con grave caduta
senza aspettarselo e ruppe la tibia sinistra,
avrebbe preferito perdere due destre.
Alzato a mano e molto gemendo
è riportato a casa. Passano alcuni mesi,
fin chè la cura venne a guarigione.
Poiché la razza degli spettatori è molle e scherzosa,
cominciò ad esser desiderarto, ai cui suoni
il vigore di chi ballava soleva infiammarsi.
Un nobile aveva intenzione di indire i giochi.
Costui, poiché il principe cominciava a camminare col bastone,
lo convince con ricompensa  a mostrarsi
soltanto lo stesso giorno dei giochi.
Appena egli giunse, il grido per il flautista
freme nel teatro: alcuni lo dicono morto,
alcuni che si presenterà alla vista senz aindugio.
Calato il sipario, rotolati i tuoni,
gli dei parlarono alla maniera tradizionale.
Allora il coro intonò un canto sconosciuto per il ritornato
da poco, il cui tenore fu questo:
RALLEGRATI  ROMA INCOLUME, SALVO IL PRINCIPE.
Ci si alzò tra gli applausi. Lancia baci
il flautista; pensa che i fautori si congratulino.
L’orine equestre capisce l’errore stupido
e con grande risata ordina che si ripeta il cantico.
Quello vien ripetuto. Il mio uomo si protende tutto
sul palco. (Ogni) cavaliere scherzando applaude.
Il popolo crede che questo chieda al coro il bis.
Quando però la cosa fu nota a tutti gli spalti;
il Principe, con la gamba legata da fascia bianca,
con le tuniche nivee, nivei anche i sandali,
inorgogliendosi per l’onore della divina casa,
da tutti fu cacciato fuori a capofitto.