41.
Sed
Allobroges diu in incerto habuere, quidnam consili caperent. In altera
parte erat aes alienum, studium belli, magna merces in spe victoriae; at
in altera maiores opes, tuta consilia, pro incerta spe certa praemia. Haec
illis volventibus tandem vicit fortuna rei publicae. Itaque Q. Fabio
Sangae, cuius patrocinio civitas plurimum utebatur, rem omnem, uti
cognoverant, aperiunt. Cicero per Sangam consilio cognito legatis
praecipit, ut studium coniurationis vehementer simulent, ceteros adeant,
bene polliceantur dentque operam, uti eos quam maxime manufestos habeant. |
Ma
gli Allobrogi rimasero a lungo incerti sulla decisione da prendere; dalla
congiura potevano sperare la cancellazione dei debiti, il desiderio di
prendere le armi, la libertà per la patria; dall'altra, c'erano forze
superiori, maggior sicurezza e vantaggi sicuri contro vaghe speranze; e
inoltre si prospettavano premi per i delatori del piano a fronte delle
vane aspettative derivanti dalla congiura. Mentre questi rivolgevano nel
loro animo queste cose, la Fortuna dello Stato ebbe la meglio; essi, così,
rivelano tutta la faccenda a Quinto Fabio Sanga che molte volte
aveva beneficato il loro popolo. Cicerone, appreso l'accordo attraverso
Sanga, ordina agli Allobrogi di fingersi caldi sostenitori della congiura,
di avvicinare gli altri congiurati, di promettere appoggi e aiuti, al fine
di indurli a scoprirsi il più possibile. |
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42.
Isdem
fere temporibus in Gallia citeriore atque ulteriore, item in agro Piceno
Bruttio Apulia motus erat. Namque illi, quos ante Catilina dimiserat,
inconsulte ac veluti per dementiam cuncta simul agebant. Nocturnis
consiliis, armorum atque telorum portationibus, festinando agitando omnia
plus timoris quam periculi effecerant. Ex eo numero compluris Q. Metellus
Celer praetor ex senatus consulto causa cognita in vincula coniecerat,
item in citeriore Gallia C. Murena, qui ei provinciae legatus praeerat. |
Circa
negli stessi giorni scoppiarono rivolte nella Gallia Cisalpina e
Transalpina , nonché nella zona picena, nel Bruzio, nell'Apulia. Infatti,
coloro che Catilina in precedenza aveva mandato là, eseguivano le manovre
simultaneamente, come fossero sconsiderati o pazzi: tenevano riunioni
notturne, facevano trasportare armi da una parte all'altra, preparavano
sommosse; produssero più timore che danno. La maggior parte di costoro fu
posta in catene dal pretore Q. Metello Celere, il quale aveva espletato
l'indagine secondo le disposizioni del Senato; lo stesso fece Caio Murena
nella Gallia Cisalpina, regione che governava in qualità di legato. |
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43.
At
Romae Lentulus cum ceteris, qui principes coniurationis erant, paratis ut
videbatur magnis copiis constituerant, uti, cum Catilina in agrum
Aefulanum cum exercitu venisset, L. Bestia tribunus plebis contione habita
quereretur de actionibus Ciceronis bellique grauissimi invidiam optimo
consuli imponeret: eo signo proxima nocte cetera multitudo coniurationis
suum quodque negotium exequeretur. Sed ea divisa hoc modo dicebantur:
Statilius et Gabinius ut cum magna manu duodecim simul opportuna loca
urbis incenderent, quo tumultu facilior aditus ad consulem ceterosque,
quibus insidiae parabantur, fieret; Cethegus Ciceronis ianuam obsideret
eumque vi aggrederetur; alius autem alium, sed filii familiarum, quorum ex
nobilitate maxima pars erat, parentis interficerent; simul caede et
incendio perculsis omnibus ad Catilinam erumperent. Inter haec parata
atque decreta Cethegus semper querebatur de ignavia sociorum: illos
dubitando et dies prolatando magnas opportunitates corrumpere: facto, non
consulto in tali periculo opus esse, seque, si pauci adiuvarent,
languentibus aliis impetum in curiam facturum. Natura ferox, vehemens,
manu promptus erat, maximum bonum in celeritate putabat. |
A
Roma Lentulo e gli altri capi della congiura, preparate grandi truppe, a
quanto sembrava, stabilirono che, quando Catilina fosse giunto con
l'esercito presso Fiesole, il tribuno della plebe Lucio Bestia
dovesse tenere una riunione del popolo, lamentandosi della condotta di
Cicerone e attribuendo all'ottimo console la colpa di una guerra
gravissima. A questo segnale, la notte seguente, ciascun congiurato
avrebbe dovuto portare a termine il suo incarico. I compiti ? si diceva ?
erano stati così divisi: Statilio e Gabinio, con un forte manipolo,
dovevano appiccare il fuoco in dodici luoghi strategici di Roma; a quel
trambusto si pensava che più facilmente sarebbero accorsi il console e
tutti gli altri per i quali erano state preparate delle imboscate; Cetego,
bloccato l'ingresso della casa di Cicerone, doveva aggredirlo con forza;
altri allo stesso modo. Molti figli, per lo più di nobile famiglia,
dovevano trucidare i padri. Quando la strage e gli incendi avessero
atterrito il popolo, i congiurati dovevano raggiungere Catilina. Fra
questi preparativi e decisioni, Cetego lamentava sempre l'inefficienza dei
compagni; essi, infatti, indugiando e rimandando le operazioni di giorno
in giorno, mandavano in fumo molte occasioni favorevoli; in situazioni così
critiche occorrevano fatti, non parole; dunque, anche con l'aiuto di
pochi, anche se gli altri restavano inattivi, egli avrebbe comunque fatto
irruzione nel Senato. Cetego, feroce e violento di natura, sempre incline
ai colpi di mano, pensava di ottenere il massimo successo con
un'incursione improvvisa. |
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44.
Sed
Allobroges ex praecepto Ciceronis per Gabinium ceteros conveniunt. ab
Lentulo, Cethego, Statilio, item Cassio postulant ius iurandum, quod
signatum ad civis perferant: aliter haud facile eos ad tantum negotium
impelli posse. Ceteri nihil suspicantes dant, Cassius semet eo breui
venturum pollicetur ac paulo ante legatos ex urbe proficiscitur. Lentulus
cum iis T. Volturcium quendam Crotoniensem mittit, ut Allobroges, prius
quam domum pergerent, cum Catilina data atque accepta fide societatem
confirmarent. Ipse Volturcio litteras ad Catilinam dat, quarum exemplum
infra scriptum est. "qui sim, ex eo, quem ad te misi, cognosces. fac
cogites, in quanta calamitate sis, et memineris te virum esse. consideres,
quid tuae rationes postulent. auxilium petas ab omnibus, etiam ab infimis."
ad hoc mandata verbis dat: cum ab senatu hostis iudicatus sit, quo
consilio servitia repudiet? In urbe parata esse quae iusserit. Ne
cunctetur ipse propius accedere. |
Intanto
gli Allobrogi, secondo le istruzioni di Cicerone, grazie a Gabinio
parteciparono ad un incontro dei congiurati. Di là chiedono un giuramento
scritto, firmato da Lentulo, Cetego, Statilio e pure da Cassio, da inviare
ai loro concittadini, i quali, senza questa assicurazione, difficilmente
avrebbero contribuito ad una cosi grande impresa. Quelli, non sospettando
niente, concedono il documento. Cassio assicura che, a breve scadenza, si
sarebbe recato in Gallia e, poco prima dei legati, parte da Roma. Lentulo
manda con quelli un certo Tito Volturcio da Crotone , affinché gli
Allobrogi, prima di continuare il cammino verso casa, confermassero fedeltà
al progetto di Catilina giurando davanti a lui. Lentulo, poi, fa
recapitare, per il tramite di Volturcio, una lettera destinata a Catilina,
nella quale si diceva: "Chi io sia lo saprai da colui che ti mando;
pensa in quale cimento ti trovi e ricordati che sei un uomo; considera
quali provvedimenti richieda la situazione; cerca aiuto presso chiunque,
anche da quelli di infima condizione". Poi aggiunse queste parole da
riferire a voce: perché non avvalersi dell'appoggio di schiavi, dal
momento che il Senato l'aveva gia dichiarato traditore della patria? In
città era stato preparato tutto quello che egli aveva prescritto: non
doveva indugiare a raggiungerla. |
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45.
His
rebus ita actis, constituta nocte qua proficiscerentur Cicero per legatos
cuncta edoctus L. Valerio Flacco et C. Pomptino praetoribus imperat, ut in
ponte Muluio per insidias Allobrogum comitatus deprehendant. Rem omnem
aperit, cuius gratia mittebantur; cetera, uti facto opus sit, ita agant
permittit. Illi, homines militares, sine tumultu praesidiis collocatis,
sicuti praeceptum erat, occulte pontem obsidunt. Postquam ad id loci
legati cum Volturcio venerunt et simul utrimque clamor exortus est, Galli
cito cognito consilio sine mora praetoribus se tradunt, Volturcius primo
cohortatus ceteros gladio se a multitudine defendit, deinde, ubi a legatis
desertus est, multa prius de salute sua Pomptinum obtestatus, quod ei
notus erat, postremo timidus ac vitae diffidens velut hostibus sese
praetoribus dedit. |
Preparati
gli ultimi dettagli e stabilita la notte della partenza degli Allobrogi,
Cicerone, ricevute da loro tutte le informazioni, ordina ai pretori Lucio
Valerio Flacco e Caio Pomptino , di catturare, con un agguato, gli
Allobrogi e il loro seguito, sul ponte Milvio ; poi spiega ad essi il
perché della missione; inoltre dà loro carta bianca sulle operazioni da
eseguire secondo la convenienza. I pretori, uomini di guerra, disposte
ordinatamente le guardie, bloccano di nascosto il ponte, come era stato
deciso. Arrivati che furono gli Allobrogi e Volturcio nel punto stabilito,
da un'estremità e dall'altra del ponte si levò un clamore: i Galli,
capito subito quanto accadeva, si consegnano senza indugio ai pretori, ma
Volturcio, impugnata la spada, dapprima esorta anche gli altri a
difendersi, poi, vistosi solo, supplica Pomptino -che conosceva - di
risparmiargli la vita; poi tremante per paura di morire, si arrende ai
pretori come fossero nemici. |