Galilei: la scienza come dimostrazione pratica
Galileo riprende, a distanza di più di un secolo, l'esperienza isolata e anticipatrice di Leonardo,
e, al pari di quest'ultimo, fonda la sua indagine sulla matematica e intende la
scienza come dimostrazione pratica, basata sul particolare, dal quale è
possibile poi risalire a norme generali. D'altra parte però egli crede che la
natura abbia le sue leggi interne, che si ripetono con razionale regolarità in
campi diversi; lo scienziato potrà quindi avvalersi dei dati concreti forniti
dall'osservazione per disporre le sue conoscenze in un sistema organico; esso
gli consentirà di prevedere l'andamento dei fenomeni e di passare così dal
generale al particolare. La grande novità e importanza del metodo galileiano
consistono nell'affermare che ciò che si coglie con i sensi è più importante di
ciò che sta scritto sui libri; la sua indagine scientifica non muove più
dall'autorità dei testi teorici, siano pure essi le Sacre Scritture, ma
dall'esperienza. Sulle orme dei suoi maestri, in particolare di Giambattista
Benedetti (1530-1590), Galileo si appropria anche del concetto di matematica
applicata, e lo fa in modo rivoluzionario, comprendendo l'importanza degli
strumenti tecnici e artigianali con cui sostenere e ispirare la speculazione
teorica: resta esemplare a questo proposito il caso del cannocchiale. |
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